Con una copertina che evoca sia “The basament tapes” di Bob Dylan & The Band, sia “Sgt. Peppers & The Lonely Hearts Club Band” dei Beatles, i fratelli Severini hanno finalmente pubblicato un disco di inediti dopo ben 14 anni, realizzato grazie al crowfunding.. Non è che in questi anni sono stati fermi, sia in studio che sui palchi, tutt’altro, avendo pubblicato dischi di omaggio alla resistenza, alla terra, festeggiato il ventennale de “Le radici e le ali” e collaborato con altri artisti, e soprattutto eseguito centinaia di concerti lungo tutto lo stivale. Tuttavia questo disco era molto atteso. Diciamolo subito ai Gang si vuole un mondo di bene, ma da questo disco ci si aspettava qualcosa di più. Per la precisione è un disco da sette, in particolare perché i brani tirati e rock non sono tantissimi. Chiarito subito questo aspetto passiamo ai punti di forza: le tematiche che, chiaramente, sono quelle a cui ci hanno abituati, ma non solo. I fratelli Severini sentono l’esigenza di rivendicare ancora una volta l’appartenenza al comunismo nella genuinità contenuta in “Nino”, all’antifascismo nella cavalcata rock-folk di “Alle barricate”, brano nel quale vengono evocate le prodezze degli Arditi del Popolo che nel 1922 impedirono ai fascisti di entrare a Parma, e alla classe operaia nell’omaggio a tutti coloro che continuano la lotta per i propri diritti “Non finisce qui”. Salta all’occhio poi l’efficacia di due brani come “Marenostro” e “Perché Fausto e Iaio?”. Il primo dedicato ai migranti nel quale è stato utilizzando un folk irlandese molto malinconico, il secondo ai due ragazzi assassinati dai fascisti negli anni ‘70, perché indagavano sullo spaccio di droga nel parco Lambro di Milano. I fratelli Severini non hanno mai nascosto il loro amore per Bruce Springsteen così lo hanno omaggiato con il r’n’b di “Nel mio giardino”, per il quale hanno usato la sezione fiati dello stesso Springsteen. Nel complesso il disco scorre e si lascia ascoltare con intensità anche grazie a brani come “Gli angeli di Novi Sad” uno struggente quadro dell’attacco dei serbi al Kosovo, e all’incanto di “Mia figlia ha le ali leggere” sulla bellezza di essere genitore. Un’ultima annotazione è dedicata alla title-track, un bel cantautorato rock, con il quale i Gang chiariscono quali sono le intenzioni del loro ritorno.
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autore: Vittorio Lannutti