Stupirsi per la semplicità di qualcosa è sempre meraviglioso. È il caso di “Blankets” di Craig Thompson, a mio avviso tra i validissimi esponenti del graphic novel contemporaneo. Edito da Rizzoli Lizard nel 2010 ma inizialmente pubblicato negli Stati Uniti nel 2003, l’albo è in bianco e nero e conta 592 pagine totali. In realtà però sarà la Coconino Press, nel 2004, a portarlo in Italia.
È spettacolare notare quanto una persona riesca a mettersi a nudo semplicemente svolgendo il proprio lavoro. È spettacolare e incredibile, questa è la prima impressione che ho avuto di “Blankets”, lavoro di estrema sensibilità che ha condotto Thompson, autore di altri albi di successo come “Habibi”, a ripercorrere le parti fondamentali della sua infanzia trascorsa con i suoi genitori e il fratello più piccolo, Phil, nella casa modesta in un’anonima cittadina di provincia nel Wiscosin, la tarda adolescenza e l’innamoramento con una ragazza del Michigan, Raina, che abita quindi a 650 chilometri da casa sua, conosciuta durante una vacanza in un campo religioso, fino ad arrivare al disincanto dell’età adulta. Il tutto immerso in un profondo senso di pudore, ammirazione ma anche timore, dato dalla costante presenza di un Dio che in un primo momento non sembra dare risposte, ma che successivamente sarà quasi complice della felicità del protagonista.
I punti centrali di tutta la narrazione sono costituiti dalla capacità dell’autore, da un lato, di utilizzare il disegno, sin dall’infanzia, per sfuggire ad una realtà che sostanzialmente lo soffoca, e dall’altro, la costante della religione cattolica, da sempre presente all’interno della sua vita prima grazie a sua madre, poi grazie a studi personali, nonostante Craig, sul finire della storia, si riveli poi non più praticante come all’inizio. Sono punti nodali in quanto l’intera narrazione ruota intorno a questi punti di riferimento grazie ai quali Craig Thompson riesce a superare prima i sempre più frequenti smarrimenti durante le lezioni, poi la distanza fisica da Raina, nonostante i due si scrivano quasi quotidianamente.
C’è chi dice che le autobiografie sono noiose, ma non è assolutamente questo il caso. Partendo dal titolo, “Blankets” significa letteralmente “Coperte”, facendo un palese riferimento a un dono che Raina, arrivato a casa sua, da a Craig. Quello della ragazza, evidentemente, non è un regalo usuale: la giovane, infatti, ha confezionato quella coperta a mano, cucendo insieme vari spezzoni di tessuto, ricavando così una coperta speciale e unica, unico ricordo che Craig terrà dopo la loro separazione causata dall’impossibilità di portare avanti una relazione a distanza. In realtà però il titolo potrebbe far pensare anche ad altri riferimenti non così palesi. Ad esempio, la coperta potrebbe essere intesa come sicurezza, protezione, sensazioni dati dalla fede religiosa; coperta intesa propriamente come tale, al di là del regalo della ragazza, facendo riferimento alle coperte del letto matrimoniale che Craig condivideva con suo fratello Phil, con il quale spesso giocava ai pirati, utilizzando le coperte immaginando fosse una vela spiegata.
Da un punto di vista grafico, il graphic novel di Thompson risulta molto interessante: nonostante sia interamente in bianco e nero, infatti, le pennellate dell’autore, a tratti, riescono quasi a far percepire i colori di una determinata scena o l’altra; discorso analogo vale, ad esempio, per quanto riguarda i momenti in cui è espressamente palesata la presenza di una canzone: l’autore è talmente bravo nel suo intento, da coinvolgere il lettore a tal punto da fargli dimenticare della musica, quasi come se la scena fosse muta, da vivere interamente dal punto di vista del protagonista che, smarrito, non sente nient’altro al di là dei propri sentimenti spesso contrastanti tra loro. In realtà però sarebbe bene aggiungere che svariate sono anche, non a caso, le tavole mute, che probabilmente rendono al meglio l’idea di ciò che il giovane, e poi adulto, protagonista sta vivendo: pagine di una emozione silenziosissima che ci conduce direttamente alla non poca importanza che ha la quasi costante presenza della neve, elemento di fondamentale caratterizzazione dei paesaggi vissuti dall’autore, quasi a simboleggiare i propri stati d’animo: sul finire, infatti, per alcune tavole tornerà una timida primavera destinata a cedere di nuovo la scena all’inverno che ha accompagnato gran parte della narrazione.
“Blankets” è considerato dal suo curatore italiano un “romanzo di formazione, un monumento alla vita quotidiana”, e forse è anche il miglior modo per approcciare ad un autore valido come Craig Thompson che ha saputo farci sognare con i disegni che lo accompagnano dall’infanzia e che, esattamente come ci si nascondeva lui, ci offrono un modo per evadere da una realtà spesso opprimente. Tra le altre cose, il volume è valso a Thompson il riconoscimento di prestigiosi premi, tra i quali quattro Harvey Awards, due Eisner Awards e due Ignatz Awards. Per concludere, come si legge sul finale, “è una soddisfazione lasciare un segno su una superficie bianca… fare una mappa dei miei movimenti… anche se soltanto temporanea”.
http://www.craigthompsonbooks.com/
autrice: Lorenza Carannante