Le canzoni dai mille laghi seconda parte. Basterebbe questa introduzione a spiegare il contenuto del disco. Chi conosce l’articolo potrebbe anche risparmiarsi una noiosa lettura e -opzione uno- comprare a scatola chiusa oppure -opzione due- abbandonare senza rimorso la valle della tristezza e delle lacrime. Ove mai non conosceste l’articolo, sappiate che tale filone ha sfornato negli anni scorsi veri e propri capolavori di un genere -il death metal melodico- aggressivo e armonioso allo stesso tempo, mischiando elementi dark e progressive, alternando ritmiche accattivanti a sfuriate improvvise, mantenendo fondamentalmente (ma non sempre) il cantato roco. Una componente -quest’ultima- che ha distinto nel corso della loro storia musicale le varie band e ancora le distingue.
I nostri non hanno abbandonato la via primigenia ma trovo che la nuova prova lunga del combo finlandese -dalla gestazione risalente all’estate 2003- sia meno malinconica di quanto vogliano far credere. Scura magari o inquieta forse, tuttavia la mestizia che traspare dalle canzoni -sono undici e molto belle- non riesce a mettermi angoscia indosso. L’anima nera di questo lavoro che dura cinquantaquattro minuti scivola via lieve, a tratti anche troppo narcisisticamente, consumandosi un tanto alla volta fino a perdersi nelle ultime tracce.
Per ora non voglio considerarlo -e vi chiedo di non considerarlo- un limite. Niilo Sevanen, Ville Friman, Ville Vanni e Markus Hirvonen suonano divinamente (consigliato l’ascolto approfondito della coppia “Resonance” e “Death Walked the Earth”) a comprovare un bagaglio tecnico di assoluto valore. Plaudiamo dunque a questo “Since…” un coacervo di cupe sensazioni (“Daughter of the Moon”) e magiche suggestioni (dalla titletrack a “Bereavement”) ma un terzo album così uguale a sé stesso non so quanto valga la pena nemmeno attenderselo. Le digressioni a livello compositivo sono relativamente poche, lo avevano capito quasi subito gli Amorphis che -dopo due grandi album- hanno cambiato registro.
Autore: Antonio Mercurio