E dopo gli Iceage, la Danimarca continua ad indicarci la via del post-punk ma a differenza di ben più rinomate bands angloamericane che di quel periodo ci hanno restituito il lato più romantico (e spendibile nel mercato discografico contemporaneo), propone formazioni lontane da quell’idea di new wave e meno poseur.
Perchè il post-punk dei Lower è scarno e disperato, scuro e spigoloso e anche quando evoca grandi nomi del passato, ne prende i pezzi più in ombra. Cure sì, ma quelli della trilogia iniziale; certe chitarre e certe atmosfere combat alla U2 sì, ma del periodo War ed October. Ma non fatevi illusioni: diciamo pure Bauhaus e Fall quale punta di espressionismo epilettico.
Considerando che per qualcuno i massimi esponenti del ripescaggio ‘in zona’ sono gente come Interpol ed Editors, occorre dire che qui siamo da ben tutt’altra parte.
Non ci saranno mai momenti corali da condividere in palazzetti illuminati da accendini, mai immagini di ‘belli e maledetti’ ad uso e consumo della teenager di turno e sebbene la copertina evochi una sorta di ‘Brian Ferry 2.0’ questi qui provengono molto più probabilmente dall’hardcore ed i loro testi parlano di riscatto ed evoluzione.
Una scena di cui sentiremo ancora parlare.
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autore: A. Giulio Magliulo