L’esordio di questo cantautore ravennate ci conferma con chiarezza il target della piccola piratesca etichetta Palustre records: micro-produzioni dal coraggioso valore indipendente, curate nelle loro simpatiche confezioni cartonate e spesso numerate e realizzate a mano.
Matteo Allodoli è giovane artista in linea con gli amici e compagni di scuderia Aldo Becca e Andrea Lepri, pure loro all’esordio in questi mesi: ed anche sul qui presente ‘22:22’ facciamo la conoscenza con composizioni domestiche per voce e chitarra, con solo qualche inserto di flauto e percussioni ogni tanto.
’22:22’ è disco autenticamente italiano, malgrado Matteo citi tra le sue influenze musicali prevalenti artisti stranieri quali Tim Buckley, Nick Drake, Edgberto Gismonti o gli Alice in Chains acustici; sicuramente disco espressionista nei testi, coraggioso e mai ruffiano – nel senso che non strizza l’occhio a nessuna fascia di pubblico, tanto meno a quello giovane che compra i CD –, un po’ più scanzonato rispetto agli esordi seriosi – ma di pari livello – dei succitati Aldo Becca ed Andrea Lepri, giocato su una voce particolarmente pregevole che segue in parapendio i gorgheggi di Tim Buckley, e giocato anche su arpeggi virtuosi col vizio tropicalista che facile si spingano fino ai territori del jazz, o di una psichedelia fatta in casa, sul finale di ‘Machinina’.
Ma dicevo: disco autenticamente italiano. Perchè Matteo Allodoli sembra incarnare la versione indipendente di un certo tipo di musica pop intelligente, che ogni tanto a gomitate viene pure alla ribalta nel mainstream del nostro Paese – ma non è il caso di Allodoli, che in un Paese come questo è spacciato… –, e che punta sulla follia come antidodo alla banalità imperante: in ‘Una Visione dopo Caffè’ c’è la voglia di non essere banale di Giorgio Gaber, in ‘La Bibbia non fa Male’ ci seti lo swing surreale di Sergio Caputo, mentre nella splendida ‘Articamente’ o in ‘Suonala Ancora’ c’è la noiosa delicatezza di Fabio Concato o Diego Origlia. Ecco dunque un disco che cresce con gli ascolti, e che non ti lascia facilmente, se già bazzichi la musica in bassa fedeltà.
Autore: Fausto Turi