Donald Cumming alla voce, Nick Ackerman al basso, Wade Oates alle chitarre e Erik Ratensperger alla batteria, alias the Virgins, hanno inciso per etichetta Atlantic Records un album dal sound semplice ma fresco e veloce, godibilissimo.
I quattro di New York mescolano chitarre sincopate e ritmi dance stile anni ’70 (Teen Lovers, Rich Girls) con accenti indie che ricordano soprattutto gli Strokes (Fernando Pando, Private Affair, Hey hey girl) e un pop-rock puro stile R.E.M. o Inxs (She’s Expensive, One Week of Danger, Radio Christiane), ma spesso il mix lo ascolti anche nello stesso brano, come in Murder per esempio.
L’album d’esordio omonimo dunque è un buon successo, e anche se le melodie sono facili e non c’è grossa sperimentazione o tentativi di esplorazioni di stili e percorsi di natura particolare, merita più di una lode. Del resto i quattro anche se nati solo tre anni fa vantano già esperienze al supporto di Patti Smith, Sonic Youth, Jet, (questi ultimi sono gli unici fra i tre a cui il sound dei Virgins si può ricondurre) e la partecipazione a un paio di festival fra Usa e Inghilterra.
Il singolo Rich Girls è addirittura quotato da Rolling Stone al 68° posto fra le più belle 100 canzoni del 2008 (e qui forse si esagera un po’). Ma l’energia e la voglia di far bene c’è tutta, e quindi siamo autorizzati ad aspettare conferme dalla prossima fatica. In attesa di vederli dal vivo anche in Italia.
Autore: Francesco Postiglione