Ne é passato di tempo da quando Dave Alvin, insieme al fratello Phil, già rivisitava con i Blasters il rock&roll ed il r&b degli anni ’50, caso più unico che raro all’interno della scena californiana degli anni ’80, dominata dal punk dei Germs, degli X, dei Flesheaters, Slash Records sugli scudi. Ricordo un loro live in particolare, Over There – Live At The Venue, London (Slash, 1982), davvero incandescente nel quale Dave Alvin sfoggiava eloquenti qualità di chitarrista caldo ed incisivo. Ma la sua carriera solista già iniziò nel 1987 con Romeo’s Escape (Epic) e con essa la sua preziosa ed instancabile opera di riscoperta delle ‘roots’ della traditional music americana.
Anche i suoi shows degli anni ’90 erano divisi nettamente in una prima parte unplugged e fascinosamente country/folk ed una seconda elettrica ed arroventata . Su tutto un vocalismo vibrante e personale. Ebbi modo di vederlo in azione verso la metà degli ’90 in una sua data italiana, all’epoca dell’ottimo live Intestate City (1996/ Hightone).
Non mi stupisce quindi questo suo ultimo lavoro West Of The West, nel quale Dave con piglio vocale da perfetto crooner rivisita songwriters e songs delle ultime quattro generazioni della sua terra, quella California che dai ’60 in poi è stato crogiuolo inesauribile di calde vibrazioni rock.
Alcuni autori coverizzati sono famosi: Jackson Browne, John Fogerty, Tom Waits, Jerry Garcia, Brian Wilson, Los Lobos; altri molto conosciuti presso gli aficionados del country americano: Jim Ringer, Merle Haggard, John Stewart; altri ancora meno conosciuti: Kate Wolf, Richard Berry, Blackie Farrell.
Alcune delle ballate più suadenti e corpose di West Of The West sono opera propria di questi ultimi: Here in California, I’m Bewildered, Sonora’s death Row. Ma tutto il disco si attesta su livelli molto alti: dalle pulsanti Redneck Friend ( J.Browne), Don’t Look Now (J.Fogerty) alle notturne Blind Love (T.Waits) e Down on the Riverbed (Hidalgo/Perez), entrambe sapidi blues interpretati alla grande .
Dalla pastorale e bellissima California Bloodlines (J.Stewart) all’altrettanto evocativa Kern River (M.Haggard).
L’unico brano a firma Dave Alvin (con Tom Russell) è Between The Cracks (in origine su Blackjack David, 1998 / Hightone), dal forte sapore tex-mex. Discorso a parte per Loser (J.Garcia / R.Hunter), contenuta sul primissimo disco del leader dei Grateful Dead.
Dave la coverizza interiorizzandola alla grande e giocandola su diversi livelli strumentali: finalmente in Loser sfodera senza riserve per la prima volta nel disco le sue smaglianti ed eclettiche doti chitarristiche.
Unica riserva personale per la finale Surfer Girl, ballatona di Brian Wilson & Beach Boys dei primi anni ’60, qui resa un po’ melensa . Ma è un piccolo neo in un disco che si può considerare un piccolo prezioso manuale ed un sentito tributo di Dave Alvin alla fertilissima vena musicale della sua terra natia, la California.
Autore: Pasquale Boffoli