In quest’ultimo anno s’è creata una certa attenzione attorno alla coraggiosa Suitside Drive, etichetta indipendente che seleziona artisti italiani e permette ai più validi l’esordio discografico.
La terza pubblicazione del catalogo – dopo i bolognesi Almandino Quite de Luxe ed i livornesi Hollowblue, dei quali ci siamo già occupati durante l’Inverno – è per questo quartetto di Parma composto da Marco Monica (chitarra acustica, voce, synth, glockenspiel), Deborah Penzo (violino), Emanuele Missorini (basso) e Agnese Roda (voce).
Il nome intimista e domestico dell’ensamble – In my Room – e la strumentazione acustica utilizzata sono indizi utili per farsi un’idea della proposta musicale: toni morbidissimi, arpeggi “in minore” brevi e ripetuti su un paio d’accordi soltanto lungo tutto il pezzo, testi sussurrati più che cantati, ed un intrigante accostamento violino/synth ricreano atmosfere di gelida e cristallina trance tipiche delle composizioni di Tarwater, Julie Doiron, Tujiko Noriko, Hope Sandoval, Francoiz Breut.
Musica colta, dilatata e siderale (Saturday Saturn, appunto…) che ci guida al relax persino talvolta con cibernetica prepotenza: difficile infatti imporre la propria volontà ed interrompere l’ascolto del disco prima della sua fine.
Il violino, strumento classico sempre misterioso ed arcano, fa la sua parte e conferisce anima e colore qua e là (splendida l’eco spaziale in ‘One Day, than Another Day’), e così la tela bianca si tinge perlomeno di chiazze contorni e sfondi definiti, se non addirittura di profili umani e tiepidi contatti che danno deja vù anche a chi come il sottoscritto apprezza la psichedelia ma non s’interessa granchè all’elettronica minimale. Quasi sempre ordinario è l’utilizzo del synth e della chitarra acustica, che rendono molte parti dell’opera “già sentite” al nostro orecchio, ma in effetti questa è musica dell’anima e mira a produrre un effetto sullo stato interiore di chi ascolta, più che un semplice effetto musicale: lecito dunque nel persegumento dell’obiettivo che chi compone si aiuti facendo leva qua e là su immagini già presenti nel nostro immaginario. Così più che applicarsi alla valutazione critica del singolo passaggio, il consiglio è di sperimentare nel suo complesso l’efficacia di ‘Saturday Saturn’ sul proprio sistema nervoso, che sarà apprezzabile nella misura in cui ci si avvicina con buona disposizione d’animo; in caso contrario ovviamente percepiremo soltanto una sintetica alternanza di silenzi e sussurri, e dopo qualche ascolto poco efficace preferiremo tornare insoddisfatti alle abituali nevrosi del nostro quotidiano.
Autore: Fausto Turi