“I’m a gonna die harder like my kid Bruce Willis”. Furono I Beastie Boys a celebrarlo, in qualche modo, nel rappato della metallica e pesissima ‘Looking Down the Barrel of a Gun’. Correva l’anno 1989. Non so se da allora il buon Bruce sia comparso nella fantasia di qualche altro musicista, ma forse gli farà piacere sapere di essere ancora di attualità, 15 anni dopo, anche in un contesto così inusuale.
Il “tributo” in questione ha un perché, anche se, certo, Jurgen DeBlond aka Köhn non può certo nascondere, dietro tale perchè, un bel debole per l’eroe risoluto ma buono dei major action-movies di qualità. Fatto sta che la Western Vinyl ha messo su una “portrait series”, in cui il musicista di turno (finora Bonnie Prince Billy, Papa M, Appendix Out e Anomoanon – ma siamo in attesa anche di Robert Lippok e Mick Turner) realizza un mini-album in cui un paio di canzoni o poco più sono ispirate al suo “nume”, oltre a fornirne, per la copertina, i relativi lineamenti sotto forma di foto, dipinto o – nella fattispecie – bozzetto.
Certo, avremmo avuto di che scervellarci a trovare tale riferimento se Köhn non ne avesse esplicitamente fatto il nome. Le tese atmosfere urbane del tormentone dei Beasties non sono esattamente ciò verso cui Köhn si indirizza, anzi. Il suo minimalismo quasi aritmico – non privo di lontani rumori in tuonante eco – lancia l’electro-glitch di generazione Warpiana come immediata associazione (e visto che non lo seguo, chiedo: avrà il buon vecchio Bruce fatto anche un film alla Matrix o roba del genere?) anzichè i muscoli e i fuck di un “Die Hard”. Resta, a riscattare le possibilità di felice resa di tale accostamento, il massimalismo chitarristico quasi industrial di ‘Du Bist Alice’, breve e dirompente lampo in un mare di squadrature electro-ambient, voci cyber, tentazioni glitch-pop. Ma resta anche la capacità di attraversare i territori minimal-glitch, così battuti in questi tempi, senza ricalcare troppe altrui orme. Se la può cavare molto egregiamente Köhn/DeBlond. Anche senza il prode Bruce…
Autore: Bob Villani