Non mi era mai capitato di aver recensito un disco di un gruppo straniero che trattasse temi politici, che casualmente avessero un riscontro contemporaneo con la realtà politica italiana. Ebbene con il secondo lavoro di questo terzetto svedese è successo. Sto scrivendo la recensione proprio il giorno in cui il governo italiota, pardon italiano, ha deciso di mettere un freno alle intercettazioni telefoniche sulle indagini, chiaramente per evitare che vengano presi con le mani nella marmellata, corruttori, corrotti
e truffatori di ogni risma, a partire da politici e manager. Passando al disco in questione, inizia proprio con un brano dal titolo chi controlla i controllori? “Who watches the watchmen?” e se un brano con questo titolo ha avuto l’esigenza di scriverlo un gruppo svedese, dove notoriamente i livelli
di civiltà sono tra i più elevati al mondo, allora che cosa dovremmo dire noi che viviamo in questo disastrato stivale? Scusate la lunga premessa socio-politica, ma la depressione è tanta in termini politici e quando poi giunge un disco come questo, l’angoscia per la nostra regressione torna ad emergere, anche se le modalità con cui questi tre scandinavi si esprimono è un delicatissimo post rock ai confini con l’emo. In questi dieci brani i September Malevolence anche quando affondano con chitarre in solitaria o il ritmo va in
accelerazione, c’è sempre un tocco delicato che domina e che mantiene un approccio emo. Sulla scia di Arcade Fire e Low i tre dilatano e rendono circolari i loro brani incantando sempre e permettendo
all’ascoltatore di rilassarsi e di adagiarsi a queste gustose melodie, mai mielose, ma sempre ricercate e suonate con gran classe.
Autore: Vittorio Lannutti