Una lunga serie di proficue collaborazioni alle spalle (tra le altre quelle con Brian Eno, Militia, Philip Glass, Arlo Bigazzi, David Sylvian…) ed Arturo Stàlteri ci consegna adesso un lavoro composto da 11 composizioni per pianoforte solo.
La chiave di lettura di “Child of the moon” ce l’ha fornita lo stesso Stàlteri da noi intervistato (prossimamente potrete leggerla su queste pagine, ndd) in occasione dell’uscita del disco: uno sguardo alla grande tradizione classica di Chopin, Debussy e Satie e, almeno in piccola parte, anche preziosi umori sotterranei figli di ascolti ed esperienze maturate in ambito rock.
Ci troviamo così di fronte ad un disco dalle tonalità vivide, mai autoreferenziale, dove introspezione e narrazione si fondono splendidamente, dove ogni nota non è un semplice segno sullo spartito ma diventa un particolare fondamentale per tratteggiare sensazioni, suggestioni, piccoli grandi incanti quotidiani, immagini ineffabili e cariche di romanticismo come il profilo della luna.
Dieci notturni e un’alba ad illuminare paesaggi di grande poeticità.
Autore: Guido Gambacorta