Un anima nera come la pece, sole nero, tempo uggioso, cupo come prima della fine immediata, momenti di struggente sofferenza distinguono questo lavoro dei Joycut dalle migliaia di mere imitazioni dei maestri The Cure, la cui influenza massiva è innegabile ma non diventa fastidiosa o oppressiva, i bolognesi fondono il meglio dei più cupi anni ottanta con saggezza e maestria. Alternano momenti serrati e poetici, dove il segno lasciato dai Joy Division diventa indelebile, come in “Yokono“, ad altri di viva psichedelia, attimi in cui raggi di sole squarciano il buio dell’opera come in “Plastic City” dove appaiono gli Xtc di “Making Plans for Nigel”.
Sferrano colpi duri ai cuori di chi ascolta con dolci ballate postmoderne come in “Mr.Man“, canzoni che parlano di lontananza innegabile, di addii senza ritorno, sogni fatti di colori cangianti che esplodono nell’oscurità, struggenti ballate dal gusto “Smithsiano” , romantiche e sofisticate canzoni d’amore che nulla hanno da invidiare ai celebrati colleghi d’oltremanica. Un ottimo canto in inglese rende questo “The Very Strange Tale of Mr.Man” uno scrigno pieno di dolci emozioni, note profonde che impressionano e lasciano piacevolmente segnati alla fine dell’ascolto. Con cupo amore da Bologna, come se fosse lo spettrale e piovoso Sussex.
Autore: Oscar Cini