Il secondo album di Valerie June, The Order of Time, segna un grande e illuminato passo in avanti per questa cantautrice cresciuta a Memphis nel Tennesee e oggi di base a Brooklyn. Il disco è prodotto da Matt Martinelli (Bad Brains) e porta una forte impronta di blues elettrico misto a un folk delicato .
Musicalmente più raffinato ed espanso del precedente Pushin’ against a Stone, del 2013, il disco rivela appieno la personalità e abilità di quest’artista. Ogni pezzo reca l’impronta di un minimalismo tutt’altro che semplice, realizzato attraverso paesaggi sonori eterei che fanno da sfondo alla suggestiva voce originalissima di Valerie.
Di Valerie June il NY Times parla immediatamente come “una delle artiste americane più intriganti e talentuose”, NPR come una “performer unica”. David Letterman la vuole al The Late Show poi Sharon Jones & the Dap Kings and Sturgill Simpson la vogliono in tour (Newport Folk Festival, Carnegie Hall tra gli altri), fino al supporto a Norah Jones che tuttora è in corso, e fino all’invito dell’ex first lady Michelle Obama alla Casa Bianca.
Il disco esordisce in maniera fortemente folk, con Long Lonely Road e If And mentre i pezzi più ariosi e di maggiore respiro, che scavalcano il genere, sono The Front Door e Two Hearts, entrambi stupendi e magici.
La parte più mistica è affidata ad Astral Plane dove la voce di Valerie June si fa quasi ultraterrena. Poi c’è il sontuoso arrangiamento di archi in With You che ricorda in qualche modo i lavori più importanti di Nico. Norah Jones restituisce il favore ed è ospite con la sua voce inconfondibile in ben 3 brani mentre in Shake Down i cori sono affidati al padre e ai due fratelli.
Siamo complessivamente di fronte a un album molto classicamente black, se non fosse che il soul-folk di Valerie spesso si fa creativo, onirico, e quelli sono i momenti migliori, in cui la tradizione black assurge a vita nuova, trovando strade che sembrano inesplorate e suonano quindi come perfettamente vergini.
L’album resta di non facile ascolto per chi non ama il genere, ma al contrario chi lo adora sentirà in fondo anche echi di Woody Guthrie e dei cantautori degli anni ’50, benché musicati con atmosfere originali e tutte assolutamente sorprendenti.
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autore: Francesco Postiglione