“Memory Drawings” è il nome che i The Drift hanno scelto per il loro secondo disco edito dalla Temporary Residence e che segue a distanza di tre anni “Noumena”, primissimo LP della band.
Questo quartetto di San Francisco è composto da quattro musicisti, Rich Douthit alle percussioni, Safa Shokrai al contrabbasso, Danny Grody alle chitarre e Jeff Jacobs alla tromba e le parti elettroniche. Nell’album la band delinea i propri confini tra il post-rock e il jazz enfatizzato e circoscritto quasi esclusivamente ai fiati onnipresenti di Jacobs, anche se l’attenzione è destinata particolarmente per creare ambiente. Le sette tracce che compongono “Memory Drawings” sono un po’ avare in sorprese, lungo il percorso si sente aria già abbondantemente respirata e viene da domandarsi sul perché il quartetto californiano non rischi qualcosina in più rispetto ad un pacchetto sicuramente presentabile e ben confezionato, ma che per ragioni di stile appare evidentemente piuttosto abusato.
Dal punto di vista dell’analisi sono fin troppo chiare le geometrie che il gruppo s’impone, come già detto, il ruolo centrale è affidato ai fiati di Jacobs, le trame dilatate all’interminabile sono sorrette dalle chitarre di Grody e i temi centrali dei brani sono soggetti a poche e irrilevanti variazioni con il contrabbasso che di tanto in tanto traccia una linea melodica seguita e spesso intervallata da stop & go poco entusiasmanti, fintantoché si ha la sensazione che la batteria resta un po’ troppo nell’ombra.
Viceversa, da un punto di vista legato unicamente all’ascolto, “Memory Drawings” è comunque distrattamente piacevole, rilassante e d’accompagnamento, soprattutto quando il quartetto assesta qualche interessante passaggio verso ritmi dub o disco-soul, o quando spazia attraverso brillanti sonorità Jazz tardo ’60. In conclusione, i The Drift sembrano essere un buon collettivo, però ancora troppo leggerini perché raggiungano i buoni risultati che invece hanno conseguito band come Mono ed Explosions in the Sky, loro compagni di label, o ancora le eccelse performance dei Tarentel dello stesso Danny Grody, che forse arrivano proprio dove i The Drift mancano. In futuro sono auspicabili un po’ più di coraggio e determinazione.
Autore: Luigi Ferrara