Quando i Mudhoney pubblicarono l’Ep ‘Superfuzz Bigmuff’, nel 1988, difatto stavano contribuendo in maniera decisiva, assieme a Pixies, Melvins e Green River – dei quali i Mudhoney sono una mutazione – a definire i canoni di un intero movimento controculturale ormai imminente – il grunge – decisamente vago nei suoi contenuti ma prossimo, nel giro di 2-3 anni, ad irradiare la sua estetica musicale dalla California verso tutto l’Occidente, grazie anche e soprattutto ai 3 dischi del 1991: ‘ Badmotorfinger’ dei Soundgarden, ‘Smells like Teen Spirit’ degli amici e compagni d’etichetta Nirvana, e ‘Ten’ dei Pearl Jam. Va oggi riconosciuto che ‘Superfuzz Bigmuff’ fece la sua piccola parte nell’ammazzare gli anni 80, nel proporre un’alternativa alla cronica depressione – la new wave… – di una generazione stritolata dal pragmatismo reganiano e thatcheriano, assassino di ogni mito giovanile nel nome dell’egemonia militare, dei soldi facili, della competizione sociale e del concetto d’èlite. Il disco, con le schitarrate assordanti e punk di Lukin e Turner, e le urla di Arm, nei mesi che precedettero la caduta del muro di Berlino, riportava in vita l’entusiasmo e la speranza del sixties punk mischiati all’antagonismo ringhioso anni 70: disco che s’è conservato benissimo, suonando ancor oggi moderno e copiato da tanti. Il festeggiamento odierno proposto dall’etichetta Subpop per il ventennale di quell’Ep, con la pubblicazione del succulento CD deluxe, contenente le 6 canzoni originarie di ‘Superfuzz Bigmuff’ più i primi singoli del gruppo – pubblicati come ‘Early Singles’ del 1990 – e poi demo, e due brevi apparizioni live sempre dell’epoca, ci permette di tirare le somme, e sorprende constatare che, contro qualsiasi previsione, i Mudhoney sono, nel 2008, non solo ancora in attività, ma anche la migliore band dell’epoca grunge in giro – in questi giorni il loro nuovo, valido ‘The Lucky Ones’, batte i recenti nostalgici lavori di Smashing Pumpkins, Dinosaur Jr, Pearl Jam e Meat Puppets – proprio loro, i Mudhoney, che all’epoca mantennero un profilo basso, indipendente, da allegri cazzoni che suonano per gioco, parlando soltanto attraverso i loro dischi ed evitando – o non riuscendoci… – di essere leader: ruolo che invece toccò ad altri tra i quali Cobain, che per quel peso ci rimise la vita. Tanto per esser più precisi: i Mudhoney non hanno neanche un vero sito web ufficiale, e questa ristampa celebrativa carica di bonus – 32 canzoni per festeggiare un Ep originariamente di 6…! – la Subpop voleva intitolarla ‘Superduperfuzz Biggermuff’, ma la band ha preferito ancora una volta non fare esibizionismo, e mantenere il titolo originario, senza superlativi e comparativi. Non mi dilungo troppo sul valore delle 6 canzoni di ‘Superfuzz Bigmuff’, tra le quali spiccano ‘In’n’out ot Grace’ e ‘No one Has’, mentre le 6 canzoni di ‘Early Singles’, se vogliamo, sono ancora migliori: la grezza indolenza stoogesiana di ‘Sweet Young Thing’, la furia sessuale di ‘Touch me I’m Sick’, le ritmiche potenti ed il suono quasi stoner di ‘Burn it Clean’ ed ‘Halloween’, che anticipano certi discorsi poi sviluppati dai Soundgarden, Kyuss e Jane’s Addiction degli esordi. I due brevi live dell’Autunno 1988, l’uno per una certa radio KCSB, l’altro tenuto a Berlino, vantano una qualità audio molto buona, ripropongono puntualmente le stesse canzoni degli Ep, e riservano poche sorprese; a Berlino, Mark Arm scherza col pubblico, intonando assieme ad esso, a gran voce: “yankee go home” rivolto a se stesso!
Autore: Fausto Turi
sito non ufficiale www.mudhoney.net/