Inizia con un arpeggio malinconico di chitarra, subito seguito da un loop di batteria elettronica l’avventura di Carl Brave X Franco 126, due ragazzi romani prima amici che musicisti, che con questo primo lavoro, una raccolta di 10 istantanee musicali non a caso chiamata Polaroid, sembrano volersi inserire nel panorama musicale italiano dei nuovi rapper hip-hop di matrice trap, da cui però sono lontanissimi perché incrociano un certo talento musicale con la volontà di raccontare mini-storie o meglio fotografie di Roma, sempre meno città eterna e sempre più metropoli moderna fatta di borgate e “spleen” di quartiere.
C’è traccia del neocantautorato italiano, alla Brunori Sas e Dente, in queste mini-canzoni, che musicalmente sono di una semplicità disarmante: un arpeggio di chitarra e sotto chitarre acustiche su batterie elettroniche che si intrecciano in maniera armonica sulla stessa traccia, a volte accompagnate da auto-tune e sax, trap e hip-hop vero e proprio.
Dieci pezzi scritti e prodotti in una mansarda trasteverina e poi pubblicati su youtube di getto, spinti dall’urgenza di dire e fare, immagini lampo della vita di tutti i giorni, piccoli dettagli e situazioni tra le cui trame (quasi sempre il leit-motiv del re-incontro di una ex coppia oppure il trascinarsi stanco di una storia che non sa dove andare a parare se non verso una bevuta di birra) si annida il quotidiano.
Lo stile decadente è palese: bevute, Rom che fanno un falò, prostitute, Parco Sempione, gente che non si regge in piedi dall’alcol, tutto però è raccontato senza compiacimento, e senza dramma, anzi con sottile ironia, che non nasconde però un po’ di disperazione esistenziale: i pezzi migliori sono proprio i primi, Solo Guai, Sempre in Due, Polaroid, Lucky Strike, dove l’immagine spleen di Roma si intreccia con la malinconia del protagonista delle storie cantate, quasi sempre un uomo abbandonato in preda al ricordo. Enjoy e Tararì Tararà vedono invece come protagonista direttamente la città, mentre nelle ultime tracce si avverte un po’ più di solarità e divertimento, come in Noccioline o Alla Tua o Pellaria.
I due resistono alla tentazione di cantare in dialetto, ma la regionalità emerge tutta ed è il valore aggiunto, come succede sempre fra queste gang hip-hop. Il flow musicale è praticamente sempre uguale, e i pezzi strutturalmente semplici fino alla noia, e non c’è da aspettarsi grandi pretese da quel punto di vista. Ma almeno il duo ci lascia un’immagine di sincerità espressiva ed è lontanissimo dallo star-system come personaggi da circo mediatico come Fabri Fibra J-Ax e i loro protetti.
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autore: Francesco Postiglione