Jón “Jónsi” Þór Birgisson, Kjartan Sveinsson, Georg Hólm, Orri Páll Dýrason, ovvero i quattro islandesi più famosi del mondo dopo Bjork, sono giunti al loro quinto album (considerando come primo Von, uscito solo in Islanda, e non contando Hvarf-Heim, una raccolta di inediti e versioni acustiche uscita l’anno scorso) dopo un successo planetario che li ha visti anche protagonisti di un estenuante tour mondiale (che ha toccato l’estate scorsa anche l’Italia).
Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust (ovvero Con un ronzio nelle orecchie suoniamo senza fine) è da considerare come l’album della conferma, o della caduta: sicuramente giunge nella fase di crocevia della carriera del gruppo, e quindi porta con sé tutte le aspettative e le paure che è legittimo attendersi da un fan della prima ora.
Ebbene, la prima cosa che si nota è la presenza rafforzata della batteria, e in generale delle sessioni ritmiche: se fin qui i Sigur Ros hanno fatto spesso a meno dell’accompagnamento ritmico, nel nuovo album le prime due canzoni, Gobbledigook e Inní mér syngur vitleysingur si segnalano per velocità e ritmo. Più consona ai suoni abituali è Við spilum endalaust, ma di nuovo con Festival si ha la presenza di sonorità nuove, piene di ritmo, per quelli che fin qui possono dirsi i nuovi Sigur Ros.
Che non deludono le aspettative, nel senso che il talento che li caratterizza emerge anche dalle note di quest’album, benché mancano qui le atmosfere fatate e le melodie incantevoli di Takk. I Sigur Ros sembrano cercare, dopo il successo planetario, una musica dal linguaggio più universale (come in Ára bátur), perdendo forse un po’ di ciò che li rendeva così diversi dagli altri gruppi. Gli episodi musicalmente più simili al passato, come Illgresi, Straumnes o Fljotavik, densi di piano e privi di basi ritmiche, sono in effetti un po’ piatti e tutto sommato deludenti rispetto ai loro precedenti capolavori, ma l’album resta valido nel suo complesso, proprio per gli elementi di novità stilistica contenuti nelle canzoni iniziali.
Forse qualche vecchio fan amante di ( ) distorcerà la bocca o griderà al solito tradimento commerciale, ma con un album del genere i Sigur Ros sono ancora lontani dal fare musica commerciale, e restano un gruppo dalla musicalità unica e inimitabile, l’autentica rivelazione del panorama musicale di questo nuovo millennio.
Autore: Francesco Postiglione