Prendete quest’uomo, Jamie Stewart, nato e cresciuto in California in un ambiente che si direbbe tra i più disponibili ed aperti alle diversità, circondatelo delle persone che aderiscono fedelmente alle sue più sincere aspettative assecondandolo nelle scelte e nelle decisioni , infine caricatelo della massima fiducia per il suo lavoro, alla luce delle eccellenti prove realizzate in soltanto due anni di attività. Ci si aspetterebbe da lui, riconoscendo un minimo di amor proprio, una maggiore disponibilità nel rappresentarsi e nel proporsi approfittando delle attenzioni raccolte con le buone uscite precedenti, sin dal folgorante esordio di “ Knife Play “, magari ammorbidendo gli effetti più spigolosi ed oscuri rintracciabili nell’ultimo full- lenght “A Promise”così recalcitante e disperatamente ostile all’ascolto, ma curato ed arrangiato ad arte attraverso un minuzioso lavorio all’elettronica. Ed invece ci si ritrova a dover praticare un album decisamente al di fuori di ogni schema prestabilito, spaventosamente originale ed innovativo considerando il genere dal quale si presume derivi, quell’asfittico panorama indie-rock mai fino ad ora così coraggiosamente attraversato, modificato e reinterpretato dalla moderna passione di quest’uomo visionario e ammalato dalla vita, tanto da voler narrare della sua maledizione nel più breve tempo possibile, come dimostrato dalle frequenti uscite discografiche e dal modo in cui vengono fuori rappresentate le canzoni; sparate tutte d’un fiato come l’introduttiva “Crank Heart” seguita a rotta di collo da “I Luv The Valley Oh”, in una dirompente ballata techno-dark; oppure eseguite con un fil di voce, l’ultimo refuso della vita, avendo ormai scommesso tutto sulla ruota sbagliata ( Little Panda), stordito dalle dissonanze delle chitarre mandate in feedbach o dalle amorevoli carezze di una chitarra acustica (la title track Fabulous Muscles) ultima ancora di salvezza a cui aggrapparsi.
Fabulous Muscles è il ritratto di un uomo, trapassato da mille complicazioni che soccombe quotidianamente alle proprie speranze, ma che non rinuncia al riscatto ( Clowne Town ) dichiarando apertamente le proprie debolezze, senza sottrarsi al pubblico giudizio, ma stimolato da una prepotente voglia di imporsi alla vita.
Autore: g.ancora