Hanno preferito condividere il loro secondo Cd con gli esordienti e svizzeri Velma i Lillayel, che dopo circa tre anni danno seguito all’altro Cd omonimo, cercando di strutturare meglio i brani. Nelle sei tracce presenti in questa loro ultima fatica i tre pisani sono meno stravaganti dell’esordio e l’irruenza ha lasciato il posto a celebrazioni e maggiori affondi nel noise. I brani sono molto più mediati e hanno una struttura molto più vicina, per certi versi al post rock, pur mantenendo una notevole propensione al math e al noise. Altra nota positiva di questi sei brani è l’emancipazione dai canoni sonicyouthiani, in favore di una maggiore ricerca verso un proprio stile, che non è ancora ben definito, ma che, se continuano così, i tre raggiungeranno presto. I Velma, invece, sono legati ad un doppio filo al noise, da un lato quello di derivazione tedesca del kraut rock e dall’altro quello di derivazione newyorkese pre-Sonic Youth, vale a dire i Velvet Underground o lo stesso Lou Reed. Anche i Velma pubblicano sei tracce, di cui due sono riletture di altrettanti brani dell’esordio dei Lillayel: “Dea Silva” e “Store”, che qui vengono remixate, la prima con un oscuro noise martellante e la seconda con un noise magmatico. I Velma poi sono molto abili nel proporre un vero e proprio wall of noise, giocando molto con chitarre piene e ridondanti, senza mai stancare, ma al contrario, ipnotizzando l’ascoltatore, che difficilmente riesce a staccarsi da certe sonorità. Insomma la Psychotica pubblica poche cose, ma quelle poche le fa con coerenza e somma decenza.
Autore: Vittorio Lannutti