Il quintetto australiano formatosi nel 2009, capitanato da Dave Hosking, giunge all’esordio dopo una serie di singoli ed un paio di EP, ed in Moonfire troviamo 11 brani folk rock elettroacustici piuttosto entusiasmanti, giocati su ben riuscite armonie vocali, ed ispirati da band americane come Crosby, Stills & Nash, Fleet Foxes ed europee come i Cranberries (‘Feeding Line’) o I’m from Barcelona, coi quali ultimi i Boy & Bear condividono analogo entusiasmo artistico.
Andando diritto al sodo, una volta tanto, è il caso di citare subito ‘Milk & Sticks’, brillante singolo di 4’45”, con tanto di indecifrabile videoclip, nettamente diviso in due parti, entrambe pregiatissime, in un dinamico percorso ad ostacoli tra chitarre elettriche, banjo e tastiere in abbondanza, dal suono voluminoso su cantato a più voci molto particolare e coinvolgente.
Assieme a ‘Feeding Line’ e ‘Lordy May’ il brano in questione rappresenta un ottimo trittico d’apertura, cui segue poi ‘Part Time Believer’, pigra ballata elettroacustica con un ritornello a più voci, e più avanti ‘The Village’, entrambe in puro stile Crosby, Stills & Nash.
‘Golden Jubilee’ è un’entusiasmante cavalcata folk rock elettrica, tra chitarre, batteria incalzante, inserti di farfisa e controcanto, malgrado i Boy & Bear si dimostrino particolarmente portati soprattutto per le morbide ballate autunnali, come ‘The only One’, ‘Beach’ e ‘House and Farm’ in cui risalta il banjo e la voce del cantante.
Un disco molto ben realizzato in ogni suo aspetto, che non teme le atmosfere retrò o gli arrangiamenti folk rock classici piuttosto smaltati, che del resto anche negli Usa vanno forte con band come gli Shearwater, rispetto ai quali tuttavia i Boy & Bear mostrano maggiore immediatezza pop.
Boy & Bear Performing “Rabbit Song”: Grooveshark Sessions @SXSW ’11 from Grooveshark on Vimeo.
Autore: Fausto Turi