Viene da pensare che, quando si cucina qualcosa in un grosso calderone mettendoci dentro di tutto, ci si possa permettere di dimenticare qualche ingrediente e di sbagliare qualche dose, perché tanto alla fine nessuno se ne accorge, a parte qualche raspelli dalle papille ipersensibili. Beh, in questo disco ci sono un sacco di cose, ma sfido chiunque a trovarne qualcuna fuori posto. Hip hop, trip hop, lounge, jazz e funk, miscelati con un’accortezza da alchimisti e un gusto da grandi artisti. Prendiamo ad esempio Geddim’, un pezzo quasi esclusivamente strumentale: sull’ostinato di un basso spumeggiante si incastrano perfettamente frasi di archi da colonna sonora, riff e cluster di fiati, accordi di piano jazz e scratch, mentre batteria e percussioni macinano un groove da antologia. Oggi non è difficile tagliuzzare samples ed incollarli l’uno all’altro, ma Jake Wherry e Ollie Teeba lo fanno da 10 anni, e lo fanno da musicisti (e non è un caso che dal vivo suonino con una band di 7 elementi e vengano paragonati ai Roots). Così quest’ora abbondante di canzoni spiazza, diverte e fa muovere corpo e mente. Cuore, grazia e amore per il dettaglio. Grandi cuochi, questi Herbaliser.
Autore: Abo