Atto Terzo è il secondo disco di Valentina Lupi, a 5 anni di distanza da Non Voglio Restare Cappuccetto Rosso (2006), a 4 dalla vittoria al Primo Maggio tutto l’Anno, che la portò a suonare sul palco di Piazza San Giovanni di fronte ad un pubblico sterminato con la sua band, che attualmente comprende alla batteria Cesare Petulicchio (Bud Spencer Blues Explosion), e poi Giorgio Maria Condemi alla chitarra, Matteo Scanicchio (ex Cappello a Cilindro) alle tastiere e Fabio Fraschino (basso), musicisti con attitudine intensa attitudine rock, psichedelica e blues.
La cantautrice rock di Velletri, Roma, classe 1981, realizza un lavoro eccellente e autentico, che spazia dal rock blues all’intimo cantautorato, complessivamente vincendo l’ideale confronto con Cristina Donà, che questo stesso mese pubblica il suo pur notevolissimo album EMI, intitolato Torno a Casa a Piedi; lo stile ed il genere sono molto simili, come pure è calzante il confronto con Carmen Consoli (ad esempio in ‘L’Antieroe’) non solo per lo stile vocale e l’atteggiamento da leonessa ferita, ma anche per la tematica femminista, quando rinfaccia agli uomini di volerla cambiare a loro piacimento.
Difficilissimo trovare punti deboli in un lavoro curatissimo in ogni dettaglio, che parla molto di incomprensioni e amarezze sentimentali, nelle quali ci sono si ferite, ma anche contrattacchi femminili, unghiate e morsi, e tanto rock: ricordiamo che Valentina Lupi duetta con gli amici BSBE sul loro formidabile disco rosso d’esordio (2009), nella conclusiva ‘Fanno Meglio’.
Provate ad immaginare la voce di Giusy Ferreri messa però al servizio delle forze del male, con chitarre elettriche ed hammond; ecco Valentina Lupi, che apre i concerti di Afterhours e Moltheni al Circolo degli Artisti di Roma, dov’è di casa, ma presto potrebbe scalare anche le classifiche discografiche.
Atto Terzo inizia con quattro brani formidabili, tra i quali spiccano ‘Il Modo Migliore’ e ‘La mia Colpa’, mentre ‘Non è Cambiato Nulla’ è un pezzo molto sostenuto. Non c’è leziosità nel modo di cantare di Valentina Lupi, e questo salva il lavoro, soprattutto quando nella parte centrale emerge in alcuni brani la melodia italiana: il rischio poteva essere di naufragare nel radiofonico, tra Irene Grandi e Giusy Ferreri appunto, ma coscientemente in brani come ‘Quello che Vorrei’ la Lupi si mantiene, non andando sopra le righe, ed il buon lavoro sui suoni psichedelici del chitarrista, e della stessa Lupi alle tastiere, rendono il brano godibilissimo ed equilibrato.
‘Bianco Minore’, su un arpeggio al pianoforte che ricorda un Notturno di Chopin, è un altro intenso gioiellino che arricchisce il disco, e dopo il mediocre ‘Io e le tue Parole’ ecco ‘L’Essenziale’, che cita la primissima Cristina Donà: tra i brani migliori dell’intero lavoro.
Nella secoda metà di Atto Terzo dunque il rock cede il passo a notturni blues, emotivamente però molto intensi – il dittico finale ‘Ciò che ancora non Conosco’ ed ‘Atto Terzo’ – che riprendono taluni spunti di Gutter Twins e degli ultimi Afterhours (quando canta cose come “il mio Paese è da concime, se la mia vita è in mano a chi non la rappresenta”).
Autore: Fausto Turi