Nelle stelle, dove le risposte sono sequenze di note, archi e fiati legati dalle trame di un armonia lasciata a liberare il proprio peso, così leggero da volare lungo ali e percorsi racchiusi nel gusto del pop. Ancora dal Canada, ancora sorpresa, ancora chiavi di volta per le sensibilità orfane dei propri specchi, tratti somatici ed emotivi finiti nelle costruzioni sonore, le solite, invitabili, perfette canzoni. Nelle stelle, come il nome, Stars, semplice e inconfondibile rimasuglio del romanticismo più edulcorato, così diverso dai racconti d’amore di un tempo, così banale, ormai. Ma quest’estate, quanti amori avete vissuto? E quanti, ultimamente, ne avete persi? No perché c’è da giocare, c’è da divertirsi e c’è da rabbrividire, a fior di pelle, dedicando qualche gemma di questo compendio stellato al vostro vecchio perduto love: la malinconia coraggiosa di “Your ex lover is dead”, toccante da non credere, resta nei sogni, tracciando nel firmamento di una qualsiasi coppia l’incontro a posteriori che lasci la giusta rivalsa, con inaspettata serenità.
E se le possibilità di un ritorno di fiamma non vi lasciano dormire, allora potete gustare l’ottimismo zampillante di “Reunion”, dal titolo eloquente, o il sussurro sincero di chi chiede all’amore “One more night”, fosse pure o soltanto per una degna fine: Archi, glockenspiel, sax, trombe e tromboni, cori, dialoghi a due voci tra Torquil Campbell e Amy Millan,i due terminali ai microfoni.
Lo spirito di questo disco ha le sue ragioni nei percorsi del fuoco, nelle fiamme interiori che agitano come fazzoletti impotenti le rotte dell’anima: come la “Soft revolution” da suonare “when you feel alone … to the one you love.” Come il messaggio politico di “He lied about death”, che avrà un destinatario, probabilmente rintracciabile proprio nella indicata California. Come le stelle, ancora, a indicare rotte possibili, attraverso il tempo e le stagioni, mese per mese, professando a se stessi il proprio “I’m Alive”, nella conclusiva “Calendar girl”. Un mood che richiama l’altro grande lavoro dell’anno solare, quel “Funeral” degli Arade Fire: una cerimonia funebre che sembra, al contrario, aver proliferato e indotto brillanti nascite, in nome di quello stesso Fire che ritorna di nuovo. Un sentire pervaso dalle stesse corde, dalla stessa forza, messaggio pop di origine controllata, made in Canada. Chissà cosa ci nascondono, in quella celebre casetta ….
Autore: Alfonso Tramontano Guerritore