La scena indie scozzese non perde mai colpi, al contrario, acquisisce sempre più riguardo man mano che band lontane dai riflettori migliorano il loro sound avanzando verso un format pop spesso esplicitamente delineato ma sempre di rara ed eccezionale qualità. La Fat Cat non si lascia sfuggire quindi i Frightened Rabbit e basta ascoltare il fantastico “The Midnight Organ Fight”, secondo album della band, per capire il perché. Il quartetto formato dai fratelli Hutchinson, Scott e Grant, voce e chitarra il primo, voce e batteria il secondo, Billy Kennedy alla chitarra e Andy Monaghan al basso, viaggia a cavallo di quelle sonorità indie-rock della feconda Glasgow, amalgamate a una stesura folk dei brani di matrice americana, un po’ come se simultaneamente si ascoltassero Pixies, Okkervil River, Counting Crows e Delgados. Il disco è costituito da quattordici brevi pop-perle, tra le quali spicca il classico brano impossibile da sentire senza avvertire il desiderio di metterlo almeno una seconda volta, intitolato “Fast Blood”, l’esempio migliore per illustrare il song-writing dei Frightened Rabbit, con il cantato di Scott Hutchinson perennemente a rischio stonatura e le scarne chitarre wave-oriented, un po’ come se nei Teardrop Explodes avesse suonato anche Mike Mills dei R.E.M.
“The Midnight Organ Fight” è teoricamente il disco che i Coldplay avrebbero inciso se non fossero troppo distratti a guardare le classifiche. Non solo, il vuoto lasciato da Chris Martin & C. è abbondantemente colmato da band che forse meriterebbero semplicemente più fortuna!
Autore: Luigi Ferrara