Diverse sensazioni si susseguono, negli ascolti ripetuti di questo ‘Animal Ferox’: schifo e fastidio prima, riflessione poi, ammirazione e consenso (con grosse riserve) infine; ma cosa vuole, esattamente, Marco Maltomini – in arte Maltominimarco –? E’ forse un provocatore, che intende condannare le nevrosi, la violenza, i tabù e le ingiustizie della nostra società sbattendocele in faccia senza moralismi e facendoceli rivivere per contrappasso? Oppure è uno che dell’immondizia vuol fare la prosopopea, perchè c’è dentro fino al collo e guai a togliergliela visto che ci sguazza contento?
Insomma: questo ‘Animal Ferox’ è un manifesto trash per puttanieri e coatti, o avanguardia “giusta” per la Biennale d’arte moderna? E quel grottesco bollino “Parental Advisory, Explicit Content” – peraltro gratuito, essendo il disco manco a dirlo italiano, privo d’ambizioni internazionali, e dunque lontano dalla censura a stelle e strisce… – è piazzato lì sulla copertina come scrupolosa autocensura ai testi volgarissimi, o con ostentato orgoglio?
Certamente Maltominimarco è un vero artista punk, estremo, sboccato e col senso dell’umorismo nei testi, che del punk moderno però rifiuta tutto in blocco coinvolgendo i complici No One, la band punk’n’roll che lo accompagna in questo progetto e che si piega volentieri al suo stile: ed infatti il riferimento assoluto qui è la scena newyorkese del 77/78, quella “arty” di Pere Ubu, Suicide, e degli altri provocatori del Max Cansas City, e poi ancora i Public Image di Johnny Rotten, i Rolling Stones , Lou Reed…
“Se sei una donna non farti vedere, se sei un uomo attento al sedere…”, sussurra sibillino – ma fino ad un certo punto – questo zozzone che parla in maniera spietata o comunque molto esplicita di prostitute (‘Op Negra’, ‘Brindiamo’), di maniaci sessuali (‘L’Animale’, il pezzo più intrigante), di dominatori e sadici (‘Sono il tuo Re’, rifacimento di ‘Sympathy for the Devil’ degli Stones), di gay e travestiti (ai quali riserva talvolta lodi talvolta insulti, come in ‘Gay’, rifacimento di ‘Paint it Black’ sempre degli Stones), di senza dimora (‘La Vagabonda’), e soprattutto della nevrotica e repressa classe media che subisce, subisce e poi scoppia in episodi di violenza “inspiegabile” (‘T’Ammazzo’, dove canta: “…e se frenare non posso e mi passi col rosso, m’incazzo!/ e se vedo che sei grosso, mi chiudo in macchina, ti vengo addosso e t’ammazzo!”; e continua in ‘Brindiamo’ dove aggiunge: “…tanto chi può togliermi la sodisfazione,/ di avere incendiato quel tuo macchinone”).
I testi delle canzoni sono tutti in lingua italiana; undici canzoni in 50 minuti con una sola traccia anomala: la conclusiva ‘La Dolce Morte’, malinconica in stile Doors di ‘The End’ e Velvet Underground di ‘Sunday Morning’.
Autore: Fausto Turi