“On the breeze” apre “5EPs” (Domino) dei Dirty Projectors; un lavoro “ingannevole” che cela nel titolo la propria identità. Il gruppo, guidato da David Longsteth, dopo circa vent’anni di carriera, sebbene persa la forma di gruppo, ha saputo comunque mantenere, nel mutaforma eclettismo, la propria cifra stilistica. I Dirty Projectors hanno, infatti, confezionato in questo 2020 un “box” della durata di un disco, suddiviso in cinque blocchi omogenei in seno a se stessi ma dissimili tra loro: cinque indipendenti EPs. Si parte sulla brezza, appunto, delle delicate ambientazioni acustiche dei primi quattro brani per poi passare, bruscamente, con “Inner World”, a rotture di elettronica pop d’autore. Il tempo, nuovamente di quattro brani, e “Holy Mackerel” fa ri-partire il disco dal suo inizio. “Eyes on the Road” cala l’ascoltatore nella “camera” della musica di archi e piccole orchestrazioni, prima che “Por Qué no”, non congedi l’ultimo blocco da 4×5 con la sua miscellanea di generi sempre però di “genere”.
autore: Marco Sica