Nel mese in cui giunge dal Canada la triste notizia della morte prematura, a 37 anni, di Lhasa de Selo, talentuosa cantautrice folk, torna alla ribalta questo terzetto indie folk inglese, di Brighton (London) chiamato Peggy Sue – precedentemente già in giro col nome Peggy Sue and the Pirates – formato da due ragazze, Rosa Rex (voce, chitarra) e Katy Klaw (voce, chitarra, fisarmonica) ed un ragazzo, Olly (batteria e banjo). I 12 brani che compongono Fossils and other Phantoms non rilanciano certo con novità particolari il genere folk blues, muovendosi nettamente su un binario americano relativamente tradizionale, in chiave indie e freak, come nei lavori di Mr.Airplane Man, Cat Power e Alela Diane.
Ancora leggermente acerba la proposta, o meglio: il repertorio, ma certamente colpiscono l’immaginazione alcune di queste intense canzoni che sembrano provenire dal Delta del Mississippi, cantate tuttavia da giovani europee bianche con le camice di flanella, e proprio nell’intensità sanguigna, che appunto ricorda Cat Power, i Peggy Sue si differenziano dal minimale new folk lamentoso, oggi così in voga. Dunque diverse canzoni movimentate e ritmate, malgrado prevalentemente acustiche, ed alternanza delle due vibranti voci femminili, spesso accoppiate nello stesso brano. Chitarre elettriche e acustiche, qualche tocco di banjo, fisarmonica ed ukulele, una batteria elementare fatta quasi di solo rullante, e le canzoni più riuscite risultano ‘February Snow’ ed il singolo ‘Watchman’ e, distanziate, ‘Green Grow the Rushes’, malgrado plagi pesantemente Cat Power, e ‘Matilda’. Brave ad iniziare le canzoni senza un’apparente precisa direzione, per poi risolvere l’enigma nei ritornelli (‘She Called’), e brave anche a ricreare la puzza ed il buio della palude blues in brani sudisti fino al midollo (‘Long Division Blues’). Prevista una loro esibizione il 22 Aprile al Circolo degli Artisti di Roma.
Autore: Fausto Turi