Capita di rado, ma quando capita è più che una festa, un subbuglio emotivo che spacca di luce alternativa. Sono di nuovo in giro a far baldoria e musica che riesce sempre a saltare sulle macerie del tempo, i Violent Femmes sono di nuovo tra di noi con We can do anything, un gioiellino strampalato che è una bellezza informale, dieci tracce che detonano ballate, equilibrismi drunken, folk, rock, gocce di blues, odori di birra e di tabacco che vanno a strutturare un ascolto pienamente atmosferico. Ricco, straricco di geniale devianza espressiva.
Prodotto da Jeff Hamilton, il disco è una creatura a sé, priva di apparente “gravita” in cui il duo di Milwaukee, Gordon Gano, Brian Ritchie, qui col batterista Brian Viglione, (oltre le tastiere occasionali di Kevin Hearn) svolazza goliardo, sporco e “avvinazzato, un rondò mid-busker Memory, I could be anything, Issues, Holy ghost, Big car (con vezzo punk) che è uno straniamento eccellente e che lo si addenta come se si avesse l’istinto di una fame estrema.
Sono sulla scena da anni, e sono come il vino che più invecchia e più si fa buono, hanno fatto storia e la stanno ancora facendo con questo disco dopo quasi quindici anni dal precedente, e se si ha “l’imprudenza” di incappare nelle spennate swingate di Foothills o addirittura invischiarsi nel bluegrass che riempie I’m not done anche voi sarete complici attivi di questa stupenda canagliata che beffa tempo, età e anni zero.
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autore: Max Sannella