Captured Tracks ha rilasciato dal 4 ottobre il nuovo disco, Deceiver, dei DIIV, una delle giovani band più talentuose della scena indipendente americana, dedicato tutto al tema della rinascita.
Il nuovo disco, e precisamente il singolo che lo annuncia, Skin Game, sono il racconto di come Zachary Cole Smith (leader e voce e chitarra) sia uscito da un momento difficile tra disastri personali e riabilitazione. I suoi compagni di strada Andrew Bailey (chitarra), Colin Caulfield (basso) e Ben Newman (batteria) accompagnano questo racconto costruendo trame musicali affascinanti, che spaziano tra post-rock e dream-rock nei casi più innovativi, o si muovono sull’alternative rock nei pezzi più convenzionali.
L’album è stato registrato a marzo a Los Angeles con Sonny Diperri (My Bloody Valentine, Nine Inch Nails e Protomartyr) il cui intervento fa sentire la differenza: i DIIV tirano fuori un suono potente e immaginifico, lontano dalla scena shoegaze e post punk dei tardi anni ’80 in cui la band si è formata musicalmente e a cui si è ispirata nei primi due dischi.
“In Deceiver, parlo del lavoro che ho fatto sulle relazioni personali durante la mia vita, accettando la responsabilità in quei casi in cui questo lavoro è fallito. Ho conosciuto ciascun membro della band separatamente in questi dieci anni e tutti insieme come DIIV, e anche con loro ho dovuto riapprocciarmi. Non è stato un restart, ma un nuovo inizio. C’è voluto tempo, come ogni altra cosa della mia vita, ma siamo cresciuti e abbiamo imparato come collaborare e comunicare”.
Forti del successo di Is the Is Are del 2016, che seguiva l’album d’esordio Oshin del 2012, i DIIV sono stati già salutati dalla critica (The Guardian, Spin, Pitchfork, top 10 nella classifica NME) come una delle band più innovative della scena underground degli ultimi anni. Il loro suono sa mescolare perfettamente l’alternative rock, potente ma mai aggressivo (come in Horsehead, Skin Game, Taker, o Like Before You Born, Between Tides) con le esplosioni melodiche post-rock alla Mogwai e Explosions in the Sky (The Spark, Lorelei, Blankenship, Acheron), le cui chitarre ricordano da vicino le melodie di Zachary Cole e di Bailey, anche se la differenza la fa il cantato, che nei DIIV è sempre presente e rende i pezzi più tipicamente strutturati secondo la forma canzone.
L’album ha in molti tratti il sound solare e positivo della resurrezione: nelle parole di Cole, “ho accettato in definitiva cosa significava sottopormi a trattamenti, il che mi ha dato un nuovo focus e una nuova prospettiva”. Una rinascita, insomma, caratterizzata anche dall’aver per la prima volta introdotto Colin Caulfield alla composizione delle canzoni e del vocale, dall’aver per la prima volta registrato on the road le canzoni, dall’aver per la prima volta scritto canzoni molto introspettive e “scabrose” come il singolo Skin Game, incentrato sull’esperienza di disintossicazione, o Taker, dedicata al far fronte alle proprie bugie e segreti.
Un vero capolavoro, nel complesso, che risente della rinnovata energia e voglia di vivere di Zac, la quale ha portato nuova linfa al talento già elevato di questi giovani ragazzi di Brooklyn destinati certamente a grandi cose.
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autore: Francesco Postiglione