Sono passati quattordici anni dal loro ultimo disco in studio. Nel frattempo il loro cantante, Layne Staley è morto per overdose nel 2002, la casa discografica ne ha approfittato per rimpinguare le casse pubblicando diversi cofanetti, raccolte e un bellissimo live, Jerry Cantrell ha pubblicato due dischi in solitaria, molte giovani band si sono profondamente ispirate al loro sound e allora perché non avrebbero dovuto ripartire? Così Cantrell, Inez e Kinney tre anni fa, hanno ingaggiato un nuovo cantante, William DuVall e sono ripartiti, prima con dei concerti e poi, finalmente con questo nuovo album. Nonostante siano passati quattordici anni dall debutto omonimo sembra che il tempo non sia passato; tra “Alice in chains” e “Black gives way to blue” c’è una continuità tale che annulla questo arco di tempo. DuVall non fa rimpiangere assolutamente Staley, anche se è quasi sempre supportato da Cantrell, che canta di più adesso, fungendo spesso da seconda voce. La struttura dei brani è sempre la stessa con ballate chitarrose, spesso in acido, riff che in alcuni casi rasentano il metal ma senza mai oltrepassare la linea di confine con il grunge. Le linee melodiche dei brani sono quasi sempre avvolgenti, raramente aggressive, tali da rendere avvolgente e trascinante il sound. La struggente e dilatata title-track è il giusto e doveroso omaggio a Staley con Elthon John al pianoforte. Ben tornati Alice In Chains e speriamo che questa volta restino a lungo con noi.
Autore: Vittorio Lannutti