E’ conclamato che dai “ricicli” musicali, attualmente, non si scappa. A seconda dei vostri gusti, potrete trovare un trend che si richiama ad un trend passato e così via, scoprendo che, alla fine, magari la nonna “buonanima” ascoltava le stesse amenità del suo/a pro-nipote! Paradossi a parte, come si evince dal titolo, qui Carleen Anderson si confronta con la sua anima “soul” (aridaje coi paradossi…). Meno male che in questo caso l’espressione “soul” è usata in modo appropriato. La calda ugola della cantante statunitense ha un registro che trasmette le giuste vibrazioni del caso. Siano morbidi remake di pezzi altrui (“Wanna Be Where You Are” di T-Boy Ross & Leon Ware, rifatta in compagnia dell’amico/collega, Paul Weller) o composizioni pianistiche scritte di suo pugno (“Salvation Is Free”), un leggero brivido attraverserà il cuore dell’ascoltatore. “Romance” ma anche quel pizzico di “dance” (pezzi come “My Door Is Open” risentono della militanza della Anderson, in formazioni “acid jazz”, come Young Disciples e Brand New Heavies) che non guasta affatto nel rendere più scorrevole una scaletta, contenente ben quindici brani. La produzione del disco è, forse, troppo”leccata” e rischia, alcune volte, di scadere verso il moderno r&b. Avesse osato maggiormente, Carleen Anderson avrebbe potuto davvero realizzare un bel exploit. Così, invece, resta a metà del guado, con scarse infamie e qualche lode.
Autore: Luca M. Assante