Finalmente il cantautore rock emiliano ha pubblicato un nuovo disco di inediti. A sette anni dall’ottimo “Rojo” (il migliore della sua discografia da solista, insieme al terzo omonimo, “Giorgio Canali & Rossofuoco” del 2004) e a due anni dall’intrigante raccolta di cover sghembe “Perle ai porci”, Giorgio Canali & Rossofuoco danno alle stampe un lavoro che inizia dove lo stesso “Rojo” era finito. Il titolo di questo lavoro, infatti, è un’autocitazione: in “Orfani dei cieli”, ultimo brano dello stesso “Rojo”, dove in un verso amaro e autoironico recitava “come se avessimo bisogno di un’altra canzone di merda con la pioggia dentro”, così eccone undici.
Canali si lascia andare a brani strutturati fondamentalmente sulla ballata, un po’ come aveva fatto in “Nostra signora della dinamite”. Tuttavia questo ottavo album si differenzia per un maggiore disincanto e condizionato dall’atmosfera pesante della bassa Padana e dalle finte arie di cambiamento di un mondo in perenne evoluzione ma costantemente regolato e governato dagli stessi principi e dalle stesse caste di sempre.
Il suo cantautorato affascina perché si riesce a coniugare esistenzialismo, romanticismo, politica e rock! Una fusione che non riesce a tutti in modo così efficace e ficcante, dato che Canali fa smuovere il culo, ma anche tanto pensare grazie alla sua penna e alle sue liriche.
I brani che più di tutti rappresentano questo approccio sono “Undici” ed “Emilia parallela”. Il disincanto non nasconde mai un’attitudine anarcoide evidenziando contraddizioni e l’ipocrisia imperante nella sua stessa terra. Se in “Piove finalmente piove” si lascia andare ad un flusso di coscienza con un testo improntato sul sociale e sostenuto da un ottimo rock tirato, in “Mille non più mille” si risveglia la sua attitudine punk con una cavalcata incazzata che fa venire voglia di bestemmiare. Al contrario di ciò che suscita la distopica “Radioattività”, una ballata rullata nella quale ci sbatte in faccia le drammatiche conseguenze dell’invidia sociale e quindi dell’inarrestabile rottura della coesione sociale in atto in Italia.
Ballate e romanticismo emergono in “E sta a te” e nelle tensioni di “Fuochi supplementari” e la conclusiva “Mandate bostik” si mette a nudo, regalandoci uno dei suoi migliori brani in assoluto. Canali è così, assoluto, aperto e pieno di sentimenti e di incazzatura politica. O lo si ama in toto (nonostante apprezzi Jovanotti) o lo si manda a quel paese. Io senza dubbio opto per la prima!
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autore: Vittorio Lannutti