Sul palco della Flog i dEUS non hanno deluso le aspettative: tanta energia, un ottimo feeling con il pubblico, la personalità di Tom Barman in bella evidenza e i nuovi componenti del gruppo all’altezza nell’affrontare una scaletta che ha spaziato attraverso tutto il repertorio della band.
Personalmente avrei apprezzato un pizzico di follia in più, quella per intenderci sprigionata in questo live da un pezzo come “Fall out the floor, man”: atmosfera blues caracollante, voce sorniona, melodia spezzettata e ricucita dalle chitarre sul tartagliare della batteria… chissà com’erano i dEUS dal vivo ai tempi di “Worst case scenario” e “In a bar under the sea”, mi sono chiesto, nonostante io non appartenga alla schiera di chi storse un po’ il naso di fronte a “The ideal crash”, anzi, quello fu per me un disco da vera folgorazione, perfetto in ogni sua singola canzone (e tuttora lo considero tale), costante colonna sonora – insieme a “Metaversus” dei 24 Grana – delle giornate trascorse a scrivere la mia tesi di laurea nella primavera/estate del 1999: ore e ore davanti al pc e due dischi dai quali non riuscivo assolutamente a staccarmi, “Metaversus” – “The ideal crash” – “Metaversus” – “Metaversus” – “The ideal crash” – “Metaversus” – “The ideal crash” – “The ideal crash” – “The ideal crash”… nel luglio di quell’anno riuscii pure a incorniciare questa vera fissazione per l’ultimo dei dEUS assistendo al loro concerto ad Arezzo Wave… allora in verità rimpiansi un po’ il fatto di averli visti all’aperto davanti ad una folla variegata piuttosto che nell’intimità di un club riempito dai soli appassionati di stretta osservanza, questa volta invece avrei avuto voglia di un set un po’ più imprevedibile e sregolato… questione di personali sensazioni del momento certo, la prova dei dEUS fu buona allora così come lo è stata, lo ripeto, in questa serata di maggio: un inizio abbastanza composto ma sotto sotto scalpitante (…“Stop-start nature”, “Instant street”…) ed un crescendo rappresentato agli opposti dalla dolcezza cullante di “The real sugar” e dall’elettricità coinvolgente di “Sun Ra”.
Tom Barman, dalla seconda metà del concerto in poi con una sigaretta dietro l’altra costantemente accesa, ha introdotto brevemente alcuni pezzi nel suo italiano elementare – questa è “una canzone d’amore” dice dando il via a “Nothing really ends” – ogni tanto ha ringraziato i presenti sempre in italiano e nel finale, questa volta in inglese, è andato a presentare tutti i singoli musicisti del gruppo. Quando è stato il turno del violinista e tastierista Klass Janzoons, unico sopravvissuto insieme a Tom Barman dell’originaria formazione del 1994, è partito quell’inconfondibile zigzagare del violino: primissime note dell’inno “Suds & soda” accompagnate immediatamente dal pogo sotto il palco e Tom Barman a saltellare senza controllo tra asta del microfono e batteria con lo sguardo invasato di chi se lo ricorda bene come suonavano i dEUS ai tempi di “Worst case scenario”…
In precedenza erano stati protagonisti i The Millionaire dell’ex chitarrista dei dEUS Tim Vanhamel: ottima personalità per una band che colloca il proprio nome in quella famiglia allargata che dai Black Sabbath arriva ai Queens of the Stone Age passando per Kyuss e Corrosion of Conformity, con accoppiata tuonante di basso/batteria e riff possenti di chitarra bruciati in combustioni stoner e lava psichedelica.
Autore: Guido Gambacorta
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