La reunion dei Radio Birdman, attualmente in studio per registrare il terzo album (24 anni dopo l’uscita di “Living Eyes”), ha riacceso l’entusiasmo per il rock’n’roll australiano. Una scena che ci ha regalato formazioni straordinarie soprattutto negli anni ’80 e che, nonostante un black-out mediatico, ha continuato a generare band validissime anche negli ultimi 15 anni.
Che ci sia un rinnovato interesse verso il rock dei nostri antipodi lo dimostra la quantità di raccolte antologiche che sono state pubblicate nell’ultimo lustro – la fondamentale “Do The Pop”, ma anche “Born Out Of Time” e “Tales From The Australian Underground” – e di ristampe dei migliori gruppi di quella scena.
L’anno che è ci ha appena salutato ha sancito poi la definitiva riscoperta della più grande ‘Aussie’ band dei ’90: gli Asteroid B-612. Non a caso, a pochi mesi di distanza sono usciti due lavori di grande spessore. Off The Hip, la più attiva etichetta australiana del momento, ha licenziato l’ottimo “Two Fisted Rock’n’Roll”, un doppio CD che racchiude i due primi album della band di Sydney, introvabili da tempo perché fuori catalogo: “Asteroid B612” e “Forced Into A Corner”.
Con l’aggiunta di numerose bonus e live-tracks, questa ristampa ci permette di riscoprire una formazione letteralmente devastante che univa un grande chitarrismo – quello di Stew “Leadfinger” Cunningham e John “Casino” Spittles – a una capacità di scrittura di altissimo livello. Il miglior high-energy rock’n’roll degli ultimi quindici anni. Addirittura travolgente con canzoni quali “Edge A Little Closer”, “People Like You” e “I’ve Had You”.
“Reading Between The Lines” è invece il titolo dell’ultimo album in studio della band, appena ripubblicato dall’etichetta spagnola No Tomorrow. Originariamente uscito nel 2001 su Full Toss, prodotto da Kent Steedman dei Celibate Rifles, il disco sanciva una nuova fase nell’avventura artistica del gruppo. Dopo la tempestosa rottura con il chitarrista e songwriter Stew Cunningham e l’addio del cantante Grant McIver, John Spittles rifondò la band per regalarci un doppio album che apriva il sound del gruppo verso soluzioni più meditate e psichedeliche. Senza però mai rinunciare al versante abrasivo che caratterizzava le canzoni degli Asteroids.
Questa nuova edizione No Tomorrow include pure una serie di brani tratti da singoli, Ep e compilation, tra cui uno splendido medley di “Mirror Blues/Final Solution” (Died Pretty vs. Pere Ubu).
Accantonati – si spera solo temporaneamente – gli Asteroid B-612, il leader della band si è lanciato in altri progetti, tra cui i suoi Johnny Casino’s Easy Action. Ne è nato un disco pubblicato anche in Italia, grazie all’interessamento della Nicotine Records. “We’ve Forgotten More Than You’ll Ever Know” è un bell’esempio del rock’n’roll umorale e aggressivo che parte con una nerboruta versione di “Sorry” degli Easybeats per inoltrarsi poi in altri territori: il rock’n’roll à la Flamin’ Groovies di “Roy The Boy” e quello à la MC5 (poi omaggiati con la conclusiva “Black To Comm”) di “Danny’s Sister”, la spettacolare “Back At School” con tanto di organo e la riuscitissima cover di “Midnight To Six” (Pretty Things).
Su tutt’altro versante si muovono invece gli Intercontinental Playboys il cui primo album “Sonic Seducers” vede la luce per Off The Hip. Il quartetto di Sydney mescola nello stesso calderone garage, new wave e psychobilly. Somigliano un poco ai Rocket Science, ma con uno spettro sonoro più ampio: “Voodoo Delight”, “Exit Sign”, “Rock’n’Roll Johnny” e “Journey To The Centre Of My Mind” sono i brani migliori di un disco assolutamente apprezzabile.
Non all’altezza della fama che li circonda i Naked Eye, che escono per la stessa label. Il loro secondo album, “Done & Dusted”, ricalca le orme di leggendarie formazioni provenienti dalla terra dei canguri come Sunnyboys, Celibate Rifles, Eastern Dark (omaggiati con la cover di “Stay Alone”) e Freeloaders. Vale a dire il classico suono chitarristico australiano. Non che manchino loro belle canzoni – su tutte l’iniziale “All Talk No Action”, la scintillante “From Obscurity To Nowhere” e la robusta “You Can Make It” – però è nel complesso che i Naked Eye suonano un po’ monocordi.
Assai più coinvolgente risulta, invece, l’ascolto di “Legs Eleven” (Off The Hip), prima prova lunga dei New Invincibles di Perth. Undici canzoni incisive, dal taglio garage e dal mood imbattibile, grazie anche ad un hammond che si insinua nelle trame sonore dei brani, arricchendole e impreziosendole. La cifra stilistica della band sta tutta nella capacità di sapere interpretare in maniera personale e non derivativa influenze che vanno dal garage-beat alla psichedelia al rock’n’roll più impattivo. Se “Hot Pants” e “Go Go” sono brani ipnotici e ballabili al tempo stesso, canzoni come “Fist” e “Sweet” e la cover stravolta di “Strychnine” (Sonics) ci svelano il lato più aggressivo del quartetto.
Da Melbourne arrivano i Lords Of Gravity, sorta di supergruppo locale composto da membri di Hands Of Time, Stoneage Hearts e Crusaders. In “Contact” il quartetto organizzato attorno alla figura del batterista e agitatore r’n’r Mickster, mette in campo dodici brani di autentico 60’s garage, talvolta con venature folk-punk: “Where You Gonna Run”, la fuzzata e melodica “Forbidden Fruit” e la sincopata “Make Up Your Mind” le canzoni più riuscite dell’album.
Anche la Tasmania non è immune al verbo del garage-rock. Da qui giungono due giovani formazioni, i Reactions (già autori nel 2004 del debut-album “A Three Piece Band Called…”) e gli Styles, che condividono gli otto brani dello split-EP “Isolation Breeds Strange Creatures” su Sonic Lobotomy Records. Entrambe le band condividono l’amore per un rock’n’roll impattivo e dinamico che punta tutto sull’approccio chitarristico. La spuntano i Reactions, in virtù di un suono dalle venature garage-punk, mentre gli Styles appaiono maggiormente influenzati dal punk melodico a stelle-e-strisce.
Chiudiamo infine con un progetto interattivo. “Alternative Animals” (Shock) è un doppio che documenta la scena punk australiana a cavallo tra il 1976 e il 1979. Il disco è una preziosa testimonianza e contiene il meglio che l’Australia ci offrì in quegli anni convulsi: non ci sono soltanto Saints e Radio Birdman (ripresi dal vivo), ma anche leggendarie formazioni minori quali Leftovers, Rocks, Psychosurgeons, Chosen Few, Manikins, Lipstick Killers, X.
Il CD-Rom allegato è un documentario che traccia la mappa dell’Australia punk, disegnando l’albero genealogico delle varie formazioni, fotografando le uscite discografiche, ricordando quali fossero i locali in cui si sviluppò la scena e le fanzine di supporto che nascevano come funghi. Un bel lavoro, anche se il formato appare un po’ datato (un DVD sarebbe stato più opportuno), che mette il punto su un periodo poco conosciuto, ma assai vitale, del rock’n’roll nella terra di Oz.
Autore: Roberto Calabrò
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