La domanda è addirittura banale: cosa può aggiungere il 16mo album dal vivo (uscito anche in Dvd e Bluray) registrato a marzo del 2013 a Port Zelande, nei Paesi Bassi, per una band che è da trenta e passa anni in circolazione ed ha all’attivo 18 album e 14 raccolte di singoli? Cosa ha da dire un live che non sia stato già detto (e suonato)? Risposta: nulla.
E’ il caso di dirselo subito, anzi di saperlo da prima, se si vuole ascoltare l’ultima incisione discografica dei Marillion, storica band inglese capostipite del neo-progressive rock. Perché se lo si sa da prima, si potranno anche apprezzare alcuni momenti in cui la band mette in scena alcuni dei suoi successi maggiori del periodo prog-rock, come la leggendaria This Strange Engine, o Neverland, o Waiting to Happen. Si potranno così perdonare persino i momenti in cui Hogarth, Mosley e compagni devono, per contratto, suonare anche i pezzi più nuovi, francamente deludenti e del tutto privi di appeal come Power, Lucky Man o Pour My Love.
In realtà l’occasione del concerto è appunto lo storico appuntamento con i fan dall’8 al 10 marzo per suonare, in ciascuna serata, un intero album, e la sunday night da cui il titolo è appunto la sera a cui tocca l’onore del live per l’ultima fatica da studio in ordine cronologico, risalente al 2012, Sounds that can’t be Made, perciò, se lo si approccia intuendo che è questa registrazione è un prodotto interamente confezionato per fan e collezionisti di una band oggettivamente storica e di culto, potrà allora essere una gustosissima sorpresa, non solo per i fan più affezionati, sentire pezzi tra l’altro molto attuali come Gaza, nella quale non puoi non emozionarti sul coro finale di H che grida “It just ain’t right”, o riscoprire Garden Party o soprattutto King of Sunset Town, pezzo insolitamente dinamico e veloce, a differenza dello stile compositivo misto e complesso della maggior parte dei brani (tutti o quasi più lunghi di dieci minuti, in puro stile progressive).
Il resto, come si dice, è storia: storia di una band leggendaria e di culto, che però non ha più nulla di nuovo da dire e da emozionare se non per il circuito tutt’altro che ristretto dei suoi fan. Il che non è una critica, avendo i Marillion segnato tutte le più importanti tappe del progressive rock degli ultimi decenni, fino a riuscire ad essere conosciuta anche al di fuori del circuito cult per pezzi come Lavender o Kayleigh che per fortuna non sono stati ennesimamente riproposti qui dentro.
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autore: Francesco Postiglione