I titoli dei lavori della band di Amaury Cambuzat sono sempre molto indicativi delle cangianti fasi esistenzial-artistiche attraversate.
Come Nouvel Air nel 2003 raccontava di un clamoroso e fascinoso accostamento alla forma canzone più ortodossa per un gruppo sperimentale quale gli Ulan Bator sono sempre stati, a distanza di quasi due anni il nuovo lavoro Rodeo Massacre è estremamente sintomatico, nei testi quanto nel drammatico mood predominante nel disco, di quanto le recenti progressive recrudescenze religiose/razziali e politiche mondiali, le stragi consumate, gli equilibri internazionali sempre più instabili abbiano influito più o meno consciamente sul loro approccio alla musica e sulla loro ispirazione.
Fatalmente quindi i toni elegiaci ed estatici di Nouvel Air si liquefano nelle deflagrazioni violente di God /Dog, Instinct, nelle tipiche ma sempre incredibili sospensioni e tensioni sotterranee di Fly Candy Dragon Fly ( episodio che maggiormente riporta al Nouvel-Air pensiero), Pensées Massacre, Torture, La Femme Cannibale, nelle quali rivive la cruda poetica chitarristica targata Sonic Youth.
Tutto in Rodeo Massacre riporta alle ardite free-forms, ai pieni-vuoti, agli ipnotici minimalismi di scuola tedesca della loro opera Ego-Echo ( 2.000 ) ma non ci troviamo di fronte ad un pedissequo déjà-vu, perché il tutto è trasfigurato da una nuova fragrante consapevolezza compositiva, da un auto-produzione che non fa una grinza e che riesce a restituirci pari-pari l’inquietante live-sound della band, da un lavoro alla consolle che ha del miracoloso ( Bologna, ancora gli Alpha Dept di Giacomo Forenza e Francesco Donadello ). Un ruolo fondamentale in Rodeo Massacre è giocato infine da una ormai perfetta coesione artistica e strumentale tra Amaury Cambuzat ed i suoi numerosi partners italiani : oltre i collaudati Manuel Fabbro (basso) e Matteo Danese (batteria) che completano il trio di base il suo sussurrato penetrante è drammatizzato in italiano da Emidio Clementi in La Femme Cannibale, i saxes di Silvia Grosso e Mario Simeoni traslano Torture in un sensitivo territorio parajazzistico, il violino di Massimo Gattel impreziosisce Tom Passion.
Amaury si prodiga per tutto R.M. anche alle tastiere (belli certi suoni analogici) : nella finale Souvenir ci regala una rarefazione pianistica incantevole. Capolavoro ? Ci siamo poco distanti .
Autore: Pasquale Boffoli