Il nuovo album della band di Liverpool si chiama “Velocifero”, ed è stato prodotto con l’aiuto di personaggi di rilievo come Alessandro Cortini (Nine Inch Nails) e Vicarious Bliss (Ed Banger Records). E’ un disco tendenzialmente cupo, a tratti aggressivo, seppur straripante di quelle melodie agro-dolci in salsa electro diventate il marchio di fabbrica della band, ormai amata da svariate migliaia di fan in ogni parte del globo. Abbiamo contattato Daniel Hunt durante uno degli interminabili viaggi nel tour-bus che lo trasporta – assieme agli altri componenti dei Ladytron, Mira Aroyo, Helen Marnie e Reuben Wu – da una tappa all’altra del loro interminabile tour americano.
Il nuovo album si apre con un brano, “Black Cat”, cantato nella lingua madre di Mira, il Bulgaro, che crea una sorta di atmosfera misteriosa, in qualche modo “esotica”: è qualcosa che avete ricercato, voluto?
Si, potrebbe avere quel tipo di effetto sull’ascoltatore, ma non è qualcosa di pre-meditato. Quando creiamo la nostra musica non pensiamo mai all’effetto che potrà avere sull’ascoltatore, essendo qualcosa di troppo soggettivo. Ciò che realmente cerchiamo di ottenere è qualcosa che abbia un effetto su di noi, dal punto di vista emozionale. Se ciò accade, allora significa che il pezzo funziona.
La collaborazione con Alessandro Cortini ha contribuito a rendere il suono di “Velocifero” più aggressivo?
In verità non è proprio così. E’ inevitabile che quando lavori con qualcuno che ha una certa reputazione, molte persone tendono ad interpretare in maniera esagerata il suo contributo. Alessandro ha semplicemente aggiunto dei bellissimi tappeti di synth, ma il suono aggressivo in effetti c’era già.
E il contributo di Vicarious Bliss, invece?
Lui è stato più presente nel lavoro in studio che abbiamo svolto a Parigi, quando le tracce erano ancora indefinite, mentre Alessandro ha lavorato più per conto suo…
Siete stati in tour quasi ovunque nel mondo, negli ultimi anni, dalla Cina alla Colombia. Credi ci siano delle differenze sostanziali nel modo in cui le persone reagiscono ai vostri show, nei diversi paesi del mondo? Qual è stato il pubblico che v’ha impressionato di più?.
Si, il pubblico è assolutamente differente da luogo a luogo. Ora, ad esempio, siamo in tour negli Stati Uniti, e la reazione del pubblico è molto diversa da città a città. Da paese a paese, da un continente ad un altro, le differenze sono enormi. La Cina e la Colombia sono state in qualche modo esperienze “estreme”, dal punto di vista della reazione del pubblico. In generale, comunque, troviamo il pubblico “latino” più divertente
“Predict the day” ha un groove molto accattivante, che mi ricorda le produzioni di Timbaland: l’r’n’b o la black music in generale fanno parte del vostro background musicale?
Certo, ed è interessante che tu sia la prima persona che abbia detto questa cosa riguardo il pezzo in questione. Per noi era assolutamente ovvio, ed è la stessa cosa che ho pensato quando ho sentito le sequenze ritmiche che aveva preparato Reuben per questo pezzo. Ma sai, per la maggior parte delle persone sarebbe stato impensabile accostarci a certi suoni, solo perché non ci identificano in quel modo, ed è questo il motivo per cui spesso le nostre vere influenze restano incomprese.
Pezzi come “The Lovers” sembrano far intravedere un lato più “rock” dei Ladytron, o sbaglio?
In verità non riesco a considerare niente di quello che facciamo, “rock”. In generale trovo difficoltà a scindere la musica in diversi generi. Prendi un pezzo come “Ghost”, ad esempio: ha quella bass-line così carica di effetti “fuzz”, ma poi ci sono pure tutti quei synth…e per questo che è difficile definirla come una canzone “rock” o una canzone “elettronica”. Per fortuna le “barriere” tra i generi musicali negli ultimi anni stanno crollando come non era mai successo prima, e questa è una cosa positiva, secondo me. Del resto, una chitarra processata attraverso dei pedali può diventare un synth con le corde, e un synth processato attraverso un effetto “overdrive” può trasformarsi in una chitarra con i tasti.
Noi ad esempio non ci siamo mai soffermati su questo tipo di problemi: se una cosa suona bene, significa che è la cosa giusta.
Ci dici qualcosa riguardo il video di “Ghosts”? Ha un atmosfera un po’ inquietante, nonché una certa carica simbolica, suppongo (penso al lupo e ai conigli che vi compaiono)….
Beh, noi abbiamo chiesto al regista (Joseph Kahn, ndi) qualcosa che assomigliasse a “Christine” (il film di Carpenter del 1983, ndi), con dei rimandi a “Watership down” (il film di animazione realizzato nel 1978 da Martin Rosen, tratto dall’omonimo libro di Richard Adams, tradotto in italiano “La collina dei conigli”, ndi), visto che una parte del testo della canzone è ispirata a quella storia. In più gli abbiamo detto che ci sarebbe piaciuto girarlo in un’ambientazione desertica. Il video non racconta una storia, semplicemente riprende alcune “immagini” evocate dal testo della canzone. Preferisco i video non-narrativi. E’ la canzone che secondo me dovrebbe costituire la parte narrativa di un video. Il risultato finale del video m’è piaciuto molto, Helen ha recitato molto bene, e l’è piaciuto molto andarsene in giro con il lupo.
Se dovessi descrivere “Velocifero” utilizzando solo tre aggettivi, quali sceglieresti?.
Completo, pronto, disponibile.
So che siete tutti appassionati di sintetizzatori analogici…c’è qualche synth vintage che ti piacerebbe aggiungere alla tua collezione, ma che non sei riuscito ancora a trovare?
Mi piacerebbe avere a casa un moog modulare, o un arp 2600. O forse semplicemente vorrei un synth costruito apposta per me che riempia un’intera stanza. Potrei avere un cucciolo di scimpanzè che ci vive sopra e che lo fa funzionare al posto mio…Autore: Daniele Lama
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