Giovane artista indie pop all’esordio, il britannico Jeremy Warmsley è un tipo piuttosto naif, e lo vediamo già dalla poco affascinante copertina di questo disco, dove si fa fotografare con un’improbabile maglia a righe ed un canarino tra le mani. Credo abbia chiarito solo in parte, con se stesso, quale rotta musicale voglia intraprendere, complice la giovane età, e nel frattempo pubblica questo CD pieno di buonissimi spunti ma, in effetti, ancora un tantino acerbo.
Non passano inosservati l’entusiasmo e gli slanci postadolescenziali di diversi gioiellini pop minori, canticchiati con la giusta voce e buon tatto pianistico, malgrado verso la fine dei 44 minuti di questo lavoro qua e là le idee vengano meno, e qualche arrangiamento casalingo non convince.
Ascoltando ‘The Art of Fiction’ dico che in un certo senso Warmsley può fa pensare non solo a certo christian pop americano – pensate agli straordinari Half-Handed Cloud, o ai discreti Danielson Famile… – ma soprattutto ad un Adam Green spurio del bagaglio r’n’r, o ad un Richard Swift versione giocosa, e non è difficile notare neanche la grossa influenza che lo stile di Paul McCarthney deve aver avuto sulla formazione del nostro, sia in fase compositiva che d’esecuzione piano/voce: Warmsley pure cerca di trasmettere gioia ed incanto. Il giovane artista britannico suona da sè tutti gli strumenti, a quanto pare, e corrobora quelli tradizionali con un synth che riproduce parti d’orchestra, che nello stile fanno mooolto Sgt.Pepper’s. L’esperienza ed il tempo lo completeranno, come musicista, a patto che mantenga la spontaneità.
Autore: Fausto Turi