Considerata già una stella in patria, Sandra Kolstad è l’ennesimo prodotto della nuvoa ondata scandinava di inizio millennio, che continua a sfornare talenti su talenti. Come artista femminile, è un’altra candidata (oltre a HK119) al ruolo di erede di Bjork per musica, e per stravaganza. Sandra ci mette però di più una carica sexy e sensuale, ben consapevole delle qualità del proprio corpo e delle sue qualità di performer.dal vivo.
In Norvegia, suo paese d’origine, viene definita “Norway’s Queen Of Electronic Pop”, mentre in Europa sta muovendo i primi passi facendosi conoscere già per la partecipazione a eventi importanti come Roskilde, Oya festival, Berlin Music Week, Club NME in London, e il 23 giugno ha fatto tappa anche a Villa Ada a Roma, dove anche i fan italiani hanno potuto apprezzare la sua formazione classica alle spalle (dal pianoforte alla danza) e le sue performance dal vivo audio-visuali, una degli aspetti per cui ricorda la sua collega islandese.
Dopo il debutto con l’album Crux (2011), ecco ora il nuovo album (Nothing Lasts) Forever, lanciato dal singolo Run Away (where are We), nel cui video Sandra mette a nudo le sue curve (non le migliori del mondo, a dir la verità) scegliendo un’atmosfera inquietante e surreale, che certamente fa risaltare il suo pop elettronico dal gusto dark.
Assenti completamente le chitarre, nei suoi pezzi tutti con basi campionate, tastiere e synth, Sandra non cerca la melodia facile, né il ritmo pop per far ballare in pista gli adolescenti. La sua ricerca è più complessa, e anche se non sfocia propriamente nel genio di Bjork, si insinua comunque in inquietudini e dissonanze, atmosfere nere e linee musicali tutt’altro che solari e tranquillizzanti. Kyrie, Do the Dive (gravity Animals), sono, insieme al singolo di debutto, gli esempi fulgidi di questa scelta, mentre c’è un tocco di romanticismo e di melodia in più in Circles, o in The Well.
C’è anche una certa aria retrò, ispirata ai primissimi Depeche Mode e al lavoro sull’elettronica fatto a fine anni ’70 dal kraut-pop berlinese, ma bisogna dire che la Kolstad resta ampiamente al di qua da questi pezzi di così ampio respiro. Si respira anzi un che di incompiuto, di lasciato in sospeso, che emerge dal ripetuto ascolto di questo disco, come se la rivoluzione musicale e audiovisuale sbandierata da questo talento ribelle e anticonformista non riuscisse propriamente a compiersi, diventando più figura che arte reale.
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autore: Francesco Postiglione
Sandra Kolstad – Run Away (Where Are We?) from Yenni Lee on Vimeo.