Approdo alla Fat Cat Records con “Laced” per i Psychedelic Horseshit concretamente guidati dal capitano Matt Whitehurst conosciuto anche come Matt Horseshit, chitarrista, cantante e tastierista.
Per l’uscita di questo disco Matt da Columbus, Ohio, si avvale della partnership del percussionista Ryan Jewell eseguendo alla lettera un protocollo già navigato che porta al dream-pop percorrendo insidiosi sentieri ultra-indie / super-low-fi, spingendosi all’occorrenza al confine del disturbo o della cacofonia.
“Laced” ha una portata di undici brani completamente sballati e strampalati, il sound globale è instabile e consapevolmente lo-fi, tant’è che le informazioni tratte in rete, a parte il conio di Matt del termine “shitgaze”, più volte mettono in risalto la presenza di un multi traccia a cassetta usato per le registrazioni. Il noise che ne deriva è da intendere pienamente come effettivo rumore, il che permette agli altoparlanti dello stereo di gracchiare meravigliosamente…
Talvolta si raggiungono i risultati sperati in termini sonori già alle prime registrazioni e pur se tecnicamente imbottite di errori, in fase di missaggio si preferisce intervenire poco o nulla per non stravolgere l’idea di partenza o il punto di arrivo.
In determinate situazioni l’autore mette da parte le turbe compositive indirizzate verso la melodia o il ritornello, certi dischi mirano a una sorta di effetto finale e pertanto hanno bisogno di un suono che schizza in maniera irregolare e in talune circostanze, in puri termini di confronto, si preferiscono tuttavia l’autenticità e la genuinità di un lavoro come questo dei Psychedelic Horseshit, piuttosto che di un album cesellato da un fonico troppo protagonista.
Autore: Luigi Ferrara