Punk rock vibrante e carico d’entusiasmo, quello dei tedeschi Go Faster Nuns, il cui metodo creativo è inquadrabile sulle coordinate del vicino fenomeno scandinavo di rivisitazione ‘totale’ del rock’n’roll: ed infatti i quattro ragazzi della quieta cittadina di Bamberg seguono l’esempio di Hives, (Int.) Noise Conspiracy e Gluecifer e – fidandosi dei loro gusti oltre che, sicuramente, degli ascolti di una vita – estrapolano il meglio dalla storia della musica veloce (Who, Kinks, e più avanti nel tempo Devo, Bad Religion, Girls Against Boys nonchè i suddetti eroi scandinavi) e ci servono nel piatto questo Under Neon Light che giunge a quattro anni di distanza dall’esordio Teenage Love Beats.
Dodici canzoni in 40 minuti che suonano compatte e serrate nella struttura, omogenee e telecomandate nelle ritmiche punk, ‘cariche’ e sempre pronte ad esplodere su refrain a due voci e cori yè-yè in falsetto che sono una goduria (la kinksiana ‘Save the World Tonight’, l’irresistibile ‘Suzy’, l’opening track ‘Peppermint Petty’), e poi il feedback delle sei corde sempre pronto a fischiare appena le mani si fermano un attimo, ed intanto già me li immagino sul palco mentre mulinano il braccio destro sugli strumenti come Pete Townsend insegnò a fare tanti anni addietro lasciando il Mondo a bocca aperta (… ‘ma che maniera è questa di usare le chitarre’, osservarono i benpensanti…).
Nello strumentale ‘Little Dancer’ ci ficcano anche una sezione fiati – tromba, sassofono e due tromboni – parecchio danzereccia che ci stà a pennello, e come avrete capito il disco funziona e convince ad ogni modo proprio per questo suo approccio disimpegnato: è fun music onesta, che ad alto volume raggiunge il suo scopo e fa protestare i vicini di casa, e dal vivo fa ballare irresistibilmente magari persino i vicini di casa stessi, se sono disposti a mettersi in gioco.
Insomma: un’insopprimibile sensazione di deja vu e di già-sentito-ma-non-ricordo-quando-dove pervade questo disco che, giuro, io me lo porto al mare l’estate prossima e me lo sento in cuffia a manetta. Dopodichè magari lo metto da parte e me ne dimentico per dieci mesi, come troppo spesso purtroppo mi capita di fare col punk rock.
Autore: Fausto Turi