Ma non si era scritta la parola fine all’Elephant 6 collective (aka “recording company” dai diretti interessati, benchè non fosse una vera e propria etichetta)? E quante band ne facevano (fanno) parte? Ogni tanto la cronaca ne fa rimbalzare qualcuna nuova. Come gli Of Montreal di recente, come i Dressy Bessy adesso. Che, raccolti i dovuti indizi, tutto sono fuorchè degli intrusi in questo “club”: provenienza Denver (che non sarà la “solita” Athens ma è pur sempre la città di Robert Schneider degli Apples in Stereo, che è “appena” l’ideatore del collective), sound, come da contesto, solare e “floreale”. Ma, al di là delle supposizioni, ci sono “regole” ben precise per far parte dell’Elephant 6? Basta scodellare melodie 60s come requisito d’accesso, oppure la band candidata deve poter apportare a tale elemento stilistico un surplus di bizzarria sperimentatoria (Neutral Milk Hotel e Olivia Tremor Control docent)?
Criteri restrittivi come questi ultimi lascerebbero alla porta il quartetto del Colorado, per quanto egregiamente in grado di recitare l’a-b-c di un pop “smiley” e vivace: pastosi ronzii di chitarra con qualche innocuo “muretto” del suono, voce femminile leggera e seducente (courtesy of Tammy Ealon), sicura orecchiabilità per una moderata ballabilità, e la capacità di attingere anche al di fuori del serbatoio della pop decade per eccellenza (Breeders? poco ci manca, direi). Poi sulle probabili hit ci possiamo mettere d’accordo, i gusti in tal sede prendono più che altrove il sopravvento (‘George Blue’ ve la raccomando di cuore, però) .
Sembrerebbe tutto tendenzialmente a posto per diffondere ai quattro venti una “buona novella” musicale. Se non fosse che il volume di uscite impone – esso sì – criteri restrittivi perché di un album possa rimanere traccia nella personale “schedule” di ascolti (a meno di non avere un “genere” preferito e seguire, per esso, una logica, per nulla selettiva, di catalogazione-accumulazione degli ascolti). E allora, fuori le pecche. I Dressy Bessy fanno bene i loro compiti, per carità, ma non inventano assolutamente nulla di nuovo, neanche una combinazione di elementi (già noti), azionando, nel caso esistano, i supposti motivi di esclusione di cui sopra. Poco altro da rimarcare: brillanti e luccicanti, certo, ma si sa, non sempre c’è oro in vista…
Autore: Bob Villani