Autore: Alessandro Chetta 03/10/2012 |
![]() “Reality” non è il miglior lavoro di Garrone ma resta di gran lunga sopra le media dei film italiani. Il rischio, a larghi tratti, è sfociare nel bozzettismo di Castellani più che di De Sica. Lo stesso Nando Paone, eccellente attore di carattere, appare sacrificato nelle vesti di un mistico grillo parlante. Un piccolo neo per un lavoro certamente di quadratura internazionale, che galoppa lontano dal profilo basso delle nostrane proposte alla Bellocchio (la sua “Bella addormentata”, al di là del tema toccante, non valica le Alpi laddove “Reality” o anche “L’Intervallo”, pur essendo “di paese” parlano al mondo. E guarda caso entrambi sono ambientati a Napoli e nel suo hinterland, città-villaggio che sa filtrare in modo originale anche gli show tv più globali, come il Grande Fratello. La commedia non è un registro facile per chi, come il regista, calca la mano sull’anima nera dei personaggi, e nella scatola di “Reality” più che angeli caduti in volo ci ritroviamo simpatici teatranti e guitti da rivista. Una svolta ambiziosa che se non ben dosata rischia l’onirismo felliniano, il trauma a occhi aperti pittoresco e autoriale, di “Giulietta degli Spiriti”. Invece, e l’ha dichiarato Garrone stesso, il modello di riferimento è stato il più terragno “Sceicco Bianco”. Centrato in pieno. |
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