Dopo un centinaio di autostrade purtroppo anche per Johhny Cash è giunto il momento della fine, tre anni fa, ma il buon Rick Rubin ha deciso di dare alle stampe le ultime dodici gemme registrate dal man in black. “A hundred highways”, infatti, nonostante sia un album postumo, non è un insieme di brani trovati all’ultimo momento in qualche cassetto, ma proprio l’ultimo cd del nostro. Ascoltando queste ammalianti e trasportanti ballate, si apprezza ancora di più un uomo che se da un lato come afferma lo stesso Rubin, dopo che gli era morta la moglie (June Carter), l’unica cosa che lo faceva andare avanti era la musica, dall’altro ad entrare nel cuore dell’ascoltatore è la sua voce, intrisa di emotività e di un attaccamento alla vita che sta per terminare. La sua voce baritonale, dunque, in diversi momenti lascia spazio alla sua emotività e alla sua stanchezza. Tutto ciò rende il cd ancora più vero e quindi un’eredità che va conservata con cura. Dei dodici brani in scaletta, due sono originali, tra cui proprio la sua ultimissima canzone “Like the 309” ed il resto sono tutte cover. A pochi mesi dalla sua dipartita Cash preferisce esprimersi solo con le ballate accompagnato da poche ed essenziali chitarre, un piano, qualche violino e la batteria. Le chitarre spesso acustiche sono perfettamente funzionali al suo cantato, ora triste, ora di riappacificazione con la sua turbolenta vita (“Love’s been good to me”). Come aveva già fatto con “One” degli U2, riesce a valorizzare in maniera stupefacente un brano altruii, in questo caso si tratta di “Further up on the road”, che la rallenta, trasformandola in una della più belle ballate del periodo American. Un commiato più coinvolgente Johnny Cash non poteva regalarcelo.
Autore: Vittorio Lannutti