Aggressivo, pungente e sobillatore, questo lo Steve Earle che emerge da “The revolution starts…now” sicuramente il suo disco più politico. Generato proprio in seguito alle nefandezze di Bush, Steve Erle riprende e fa ancora più sue le tradizioni di vecchi hobos socialisti ed anarchici come Woody Ghutrie, non a caso la stessa grafica e i disegni interni, oltre alla stessa stella a cinque punte, hanno dei chiari richiami ai manifesti socialisti del periodo del maccartismo Usa. Mai come in questo periodo è venuto il momento di schierarsi ed Earle, che non si è mai tirato indietro nella vita, anzi è uno che ha sempre affrontato tutte le questioni della vita di petto, scontando anche il carcere quando purtroppo era caduto nella dipendenza da eroina, ha deciso di dare sfogo al suo astio verso lo status quo del suo paese. Uno status quo che vorrebbe, e che sarebbe, da sconquassare. Nei suoi testi sferra pugni nel cuore della sua “patria” raccontando la storia della famiglia di soldati e di tante battaglie, compresa quella in Nicaragua, dove gli Usa appoggiarono il dittatore Noriega in “The gringo’s tale”. Sempre caratterizzato da un country-rock che si alterna tra le ballate (“Comin’ around”) e l’aggressività della doppia versione della title-track, che è un chiarissimo inno alla rivolta, è in “F the CC” che Earle da sfogo a tutta la sua rabbia, dove in mezzo a chitarre caustiche se la prende con FBI e CIA. Earle si conferma il grande cantastorie che è sempre stato, continuando a non sbagliare un colpo, sempre “giustamente” dalla parte del torto.
Autore: Vittorio Lannutti