Tra la seconda metà degli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio sono tornati letteralmente di moda più generi musicali appartenenti al passato nella forma d’origine o sotto nuove maschere e nuovi personaggi, che addirittura oggi godono di una buona notorietà tra un pubblico fin troppo giovane anche per riscoprire i genitori se non nonni dei loro “eroi musicali”. Precisamente intorno all’anno 2001, si è riscontrato il boom del ritorno degli eighties, un po’ per l’uscita di album d’esponenti del pop dell’epoca, un po’ perché dalla sempre prolifera Detroit la techno tornava in auge molto vicina all’electro europea, un po’ perché “inspiegabilmente” parecchie uscite discografiche andavano in quella direzione, in definitiva l’electroclash o la nu-wave entravano in tutte le case degli ascoltatori di musica. Oggi, finiti questi tempi sembra regnare finalmente un po’ di sano caos e, rispetto proprio a qualche anno fa, le mode si sono unite tra loro ed inizia a “tirare” di tutto un pò!
The Hacker, alias Michel Amato, italo-francese di Grenoble, ha, infatti, conosciuto un minimo di notorietà proprio intorno alla fine del 2001. Notorietà dovuta al successo della sua collaborazione più redditizia, quella con Miss Kittin, e grazie soprattutto alla nuova generazione di ravers che nel sud della Francia ha vissuto una nuova era (esempio eclatante il successo riscontrato ultimamente da Laurent Garnier). In seguito in tanti hanno fatto a gara per accaparrarsi l’Hacker: Amato ha remixato Marc Almond, gli Air, Fisherspooner e finanche i Nitzer Ebb! Collabora con Alexander Robotnick, Millimetric e David Carretta.
“Reves Macaniques” è il suo secondo disco che segue “Mélodies en sous-sol” del 2000, un disco trascinato dalla tradizione synth-pop ’80 e degno della migliore techno di Detroit. Non a caso nel “pezzone” d’apertura, nonché primo singolo in uscita, “Flesh & Bone” si registra il contributo di Ian Clarke aka Perspects (Ersatz Audio) che ha collaborato anche con i Le Car. Già in apertura si “odono” le influenze: l’electro abbraccia la techno, la bassline e la groovebox donano il meglio di se per dimostrare ai Kraftwerk che la lezione è stata imparata: noto che “Sequenced life” a tratti sembra un’aggressiva “Home Computer” datata 2004!
Scorrendo le tracce esce fuori “Masterplan”, alla voce Caroline Hervé, meglio conosciuta come Miss Kittin, collega e a questo punto anche techno-musa ispiratrice di Michel: potrete immaginare il risultato.
Il disco non si addolcisce mai, altalena sempre electro-pop e techno. In “Traces”, Michel si avvale della voce di Mount Sims per un risultato sicuramente più pop, così come per i precedenti brani cantati dove la struttura ritmica si adegua al cantato. I pezzi strumentali sono molto più acidi ed aggressivi: “The Brutalis” dà libero sfogo alle bassdrum più selvagge per far ritorno alla primitiva techno da rave. “Sleeping Machine”, brano di chiusura di “Reves Mecaniques”, ricalca di nuovo l’electro con toni certamente più “tenui” e meno caotici grazie alla sezione synth sequenced, bassline e batteria tenuta coscientemente a bada.
Un disco tutto d’un pezzo, indicato per gli amanti della techno pura e del techno-pop, viceversa, sconsigliato se soffrite di emicrania, anche se devo ammettere che il mio stereo si è sfogato e si è divertito un pò.
Autore: Luigi Ferrara