Qualcuno potrebbe pensare – dire anche, perchè no? – che gente come Xabier Iriondo e Paolo Cantù mettano in giro anche le registrazioni della domenica mattina appena svegli o le sonorizzazioni di qualche festa di matrimonio officiata sotto effetto di ipnosi. Piuttosto mi viene da pensare che i due chitarristi multi-progetto, di materiale sul genere di Uncode Duello e di quello in esame, ne abbiano da non saper più dove sistemarlo in casa loro; né ravvedo in loro narcisismo sufficiente per portarli a pubblicare, a distanza di 10 anni a questa parte, qualche paccottiglia di unreleased-demo-hidden sessions e cotillons sonori assortiti.
Vediamo invece adesso di trovare i tratti distintivi tra Four Gardens In One e i 63 altri progetti in corso d’opera o già compiuti. Il solito qualcuno potrebbe pensare/dire che a fare la differenza siano la copertina, il nome, i titoli. E avrebbe anche parzialmente ragione, ma ciò non andrebbe a scapito dei due chitarristi. Questo perché la differenza la fanno anche gli altri partecipanti, che oggi sono Fabio Cerina e Luca Ciffo dei Bron Y Aur (altre due chitarre – le corde salgono a 24…), ieri altri. Un modo, evidentemente, di dar rilevanza e dignità ad ogni line-up con un nome specifico, anziché elidere i contributi di volta in volta acquisiti dietro l’unificazione dei vari moniker.
Secondo costume di questi “soliti noti” non rileviamo una “politica di forma” ben definita: le composizioni sono brevi (9 in poco più di 20 minuti) ma seguono durate (da 40 secondi a oltre 5 minuti) che non sembrano assecondare altro che l’istinto retrostante a ciascun brano (proseguiamo? proseguiamo – stop? stop). Il sound è – indovina un po’ – chitarristico, ma la “ragione musicale” dei due main-man (possiamo attribuirgli tale status?), nel far divergere tra tale sound e la sua “sorgente”, è generatrice di un “polimorfismo sonoro” obliquo ed ermetico, sorta di block notes su cui i nostri scarabocchiano suggestioni e impressioni, le scompongono ai fattori primi e le ricompongono in un puzzle irripetibilmente legato all’attimo. “Qualcuno” è convinto adesso?
Autore: Roberto Villani