Cantante di razza ormai sessantenne – all’inizio della sua vicenda artistica in quel di Las Vegas fu al fianco niente meno che di Frank Sinatra, Al Green e Sammy Davis Jr – l’austriaco Louie Austen si è ricostruito una seconda carriera sul finire degli anni Novanta, quando l’incontro a Vienna con i produttori Mario Neigebauer e Patrick Pulsinger gli aprì le porte dell’elettronica rivelandogli la possibilità di sposare il suo stile da crooner con trame electro e forme dance-pop. Dopo le uscite su Cheap Records (proprio l’etichetta di Pulsinger e Neigebauer) e poi sulla tedesca Kitty-Yo, eccolo approdare su Klein con “Iguana”, lavoro che vince in scioltezza il premio per la più brutta copertina del 2006 (la faccia rugosa di Louie Austen a ricordare un lucertolone sotto il sole vuole essere una trovata autoironica?)
Ma passiamo ai contenuti. “Passion for life” non manca di incisività, “Red light” tra un break ritmico e l’altro sa valorizzare appieno le doti canore di Austen e “Rain” ha un discreto appeal… Peccato però che “Iguana” non abbia molto altro da dire: “Disco dancer” – cover di un successo del conterraneo Christopher Just – risulta uno scialbo pezzo disco-wave (i PIL remixati dai Righeira?), “If you let me love you” e “Can’t stop” sono due motivi electro-lounge appena passabili, “I ain’t much” naviga in nebbie anni ’80 e “Boom, boom”, “In my heart” e “Only you” girano a vuoto denunciando una generale carenza di idee. Disco all’inizio orecchiabile, dopo soli tre ascolti già morto e sepolto.
Autore: Guido Gambacorta