Pubblicato da Secretely Canadian giunge al settimo disco senza vedersi ancora riconosciuto il meritato successo, Damien Jurado è probabilmente destinato a rimanere un minore tra i cantautori folk americani. Ed è un peccato, perchè tra i contemporanei il biondo dei Seattle – del quale si racconta sia capace di commuovere sino alle lacrime il suo pubblico, ai concerti – ha ben poco da invidiare ai colleghi Oldham, Banhart, Ghelb, Iron’n’Wine, Stevens, Pajo o al suo idolo Springsteen, ai cui capolavori ‘Nebraska’ e ‘Tom Joad’ il nostro ha sempre spiegato di ispirarsi profondamente.
Seguo Jurado da tempo, e garantisco che il cantante chitarrista dal viso e dal cognome che rivelano le origini chicane, è rimasto sempre coerente alla musica che ama, persino a discapito del vantaggio commerciale che avrebbe potuto ricevere con qualche singolo più ottimista e frivolo: piuttosto, anche in questo album del 2006, Jurado punta su accordi in minore di chitarra acustica, accarezzata in punta di plettro calcando enfaticamente sui bassi proprio come fa Springsteen; sottolineare puntualmente la cadenza dei bassi con la voce, evitando i tempi dispari, rimane un modo molto comunicativo di suonare, tipico della ‘ballata’, sebbene alla lunga a qualcuno possa sembrare dilettantesco. E poi voce limpida e depressa come novello Nick Drake, armonica, pianoforte, due fedeli compagni d’avventura al basso e alla batteria, e da qualche disco persino tenui e rari inserti di laptop.
Mentre le musiche scorrono placide, a cominciare dai 3 strumentali, sono invece storie difficili quelle che racconta Damien Jurado, come in ‘Denton, TX’ dove la giovane protagonista “ha un papà che non ha mai conosciuto, e che le manda lettere dal Texas su cui non c’è mai scritto l’indirizzo del mittente…”, o in ‘Shannon Rhodes’ dove il protagonista va a cercare una donna che aveva amato tanto tempo addietro, per scoprire che nel frattempo lei è morta assassinata da un amante violento; ma soprattutto c’è la murder ballad ‘I Had No Intentions’, in cui Jurado è narratore in prima persona di un omicidio, calandosi nei panni dell’assassino che spara ad un uomo inerme. E la tragedia si ingigantisce quando Damien recita: “…e sento MIA madre urlare: hanno sparato a mio figlio!“, lasciando così intuire che si tratta di un fratricidio. E l’assassino tiene la mano del moribondo, mentre già si odono le sirene dell’ambulanza che sopraggiunge.
Gelosia, tradimento, morte sogni che restano tali e fanno più male che bene, e vita, vita soprattutto nelle canzoni di Jurado.
Nei vari forum in internet, leggo che i fans americani già parlano di questo nuovo disco dalla candida copertina come del migliore dai tempi di ‘Ghost of David’ del 2000; e bisticciano per interpretare al meglio i testi dell’autore.
Autore: Fausto Turi