Mi è sempre sembrato ingeneroso aderire alla logica operativa del “tagliare corto”. Anche gli artisti però devono fare la loro parte non fornendomi, sotto forma di chiari riferimenti, un invitante assist in tal senso. La band emiliana invece sembra quasi mettere per iscritto, in un brano come ‘Reversal Engine Tank’, che senza i Karate o gli Shipping News (così come, ambedue le band, le abbiamo conosciute a fine decennio scorso) avrebbero suonato musica assai diversa – ove mai ne avessero suonata.
Difficile trovare un’altra chiave di lettura al post-rock autorale e crepuscolare dei TIOGS. Così come è difficile, d’altra parte, negarne la qualità. Sussiste nei tre la vena nel saper dosare ora l’irruenza chitarristica (siamo giovani, eccheccacchio) ora le pause meditative, così come il loro sound brumoso, introspettivo e rabbioso è genuino, efficace nel trasmettere il loro sentire dall’altra parte degli ampli, nel muovere le corde dell’anima, oltre a quelle delle chitarre, con l’intensità che il mood di volta in volta richiede, nell’esprimere il profondo – non necessariamente nascosto – di se stessi nel modo personale in cui le cose vengono vissute (come i dialoghi del film “Wonka” – ognuno ne trarrebbe qualcosa di diverso, difficilemente spiegabile se non attraverso la musica che ad essi fa da sfondo nel brano conclusivo). Nient’altro o sarà solo retorica. Ascoltare.
Autore: Roberto Villani